
La foto dell’incendio scattata da Francesco Rosati prima della fuga
Scandicci (Firenze), 2 agosto 2025 – Punta Molentis tornerà a essere un luogo meraviglioso. Ma deve anche essere un luogo sicuro. Perché la bellezza, da sola, non basta. Per questo, nella speranza di contribuire a migliorare la situazione, ho pensato di raccontare ciò che abbiamo vissuto". Sono le parole di Francesco Rosati, infermiere di 31 anni di Scandicci, che il 27 giugno si trovava in uno dei luoghi più suggestivi della costa sarda, quando è stato coinvolto nel disastroso incendio che ha interessato la zona. "Erano da poco passate le 15 – racconta - quando, mentre pranzavo con un amico, ho notato una colonna di fumo alzarsi dal bosco. Abbiamo chiesto. Le risposte sono state rassicuranti: ‘È distante, il vento lo porta dall’altra parte’. Ma in pochi minuti la situazione è cambiata. Il fumo è diventato denso. L’aria difficile da respirare. Le fiamme visibili, in rapido avvicinamento. L’unica strada d’accesso inaccessibile. Auto bloccate, nessuna indicazione chiara. A un certo punto, qualcuno ha gridato: ‘Scappate verso il mare!’. E così abbiamo fatto. Abbiamo iniziato a correre. Siamo arrivati sugli scogli, dove decine di persone – bambini, anziani, donne incinte – si erano già rifugiate. Il fuoco alle spalle, il mare di fronte. Nessuna via di fuga. La sensazione, fortissima, è stata quella di essere soli. In balia degli eventi".
Prima di rifugiarsi sugli scogli, Francesco è riuscito a spostare l’auto in prossimità della spiaggia. Una scelta che gli ha permesso di salvare il veicolo, pur con gravi danni alla carrozzeria. "Abbiamo lasciato le auto, gli zaini, i documenti – scrive ancora -. Dopo un tempo che è sembrato lunghissimo sono arrivati i primi soccorso via mare. Alcuni privati hanno messo a disposizione gommoni. Una motovedetta ha accolto chi poteva. Siamo saliti così, in silenzio. Il mare era grosso. La barca oscillava, le persone stavano male". Poi, nei giorni successivi, passata la paura, recuperata l’auto, è stata la volta della burocrazia."Abbiamo dovuto compilare moduli – spiega - rincorrere informazioni, affrontare risposte brusche, silenzi, incertezze. Oggi, con più lucidità, sento il bisogno di condividere questa esperienza. Non per puntare il dito, ma per costruire qualcosa di utile. Perché se è vero che gli incendi possono essere improvvisi, è altrettanto vero che dobbiamo prepararci al peggio per proteggere il meglio. La gestione dell’emergenza, l’organizzazione dei soccorso, la comunicazione alle persone: tutto conta. E allora mi chiedo: esistono, nei luoghi turistici affollati, piani di evacuazione realistici e verificati? Il personale della spiaggia, dei parcheggi, dei ristori sa come comportarsi in emergenza? I visitatori vengono messi nelle condizioni di sapere cosa fare, dove andare, chi ascoltare? E infine: chi ascolta chi c’era? A chi ha causato tutto questo, spero che la giustizia risponda con fermezza. A chi ha il compito di proteggere luoghi e persone, spero invece che questa esperienza serva a migliorare ciò che va migliorato".