
Rallentamenti, code e lavori sulla Fipili: una costante che le categorie economiche chiedono di superare
Primo: le infrastrutture. Secondo: sostegno alle imprese. Terzo: spinta alla digitalizzazione. Industriali, artigiani e commercianti ci hanno messo assai meno delle coalizioni a scrivere il programma per chi governerà la Toscana nei prossimi cinque anni. Con sfumature diverse, com’è ovvio, tutti considerano fondamentale uno scatto in avanti sulla mobilità fisica e virtuale, ovvero sulle infrastrutture, a partire dall’aeroporto e la Fipili, e sulla digitalizzazione, necessaria a ridurre la burocrazia.
"Entro metà settembre sottoporremo un documento ai candidati – esordisce il presidente di Confindustria Toscana e Toscana centro costa, Maurizio Bigazzi – Per il momento si sente parlare poco di industria, ma ricordo che è la sala macchine del Pil, del lavoro, della coesione sociale. Quindi al nuovo governo toscano chiediamo innanzitutto politiche che ne riconoscano il ruolo determinante, perché produce più Pil del turismo. Bisogna favorire nuovi investimenti e ridurre la burocrazia: chi vuole investire in Toscana deve trovare un’autostrada, perché, di nuovo, una parte del nostro Pil è fatto anche dalle multinazionali. Ci sono sfide più complesse che in passato: serve un supporto forte". A temi nazionali, come il costo dell’energia "più cara del 40% rispetto ai competitor", Bigazzi affianca altri problemi locali: "C’è bisogno di uno sviluppo infrastruttrale, dall’aeroporto alla Tirrenica alla Fipili. Faccio un solo esempio: la Darsena Europa è un bellissimo progetto, ma va collegata alla Toscana centrale con un’autostrada, non un viottolo". Domanda: non la preoccupa l’alleanza del Pd con i 5S che l’aeroporto non lo vogliono? "Non scendo in questioni politiche – chiude Bigazzi – Noto solo che entrambe le coalizioni non sono molto omogenee. Per quanto ci riguarda ci misureremo sull’azione di governo".
Anche artigiani e commercianti non vogliono restare spettatori e mettono sul tavolo le loro priorità. "Abbiamo già pronto un decalogo da consegnare ai candidati", spiega Luca Tonini, presidente regionale Cna. "Dentro ci sono le priorità che non possono più essere rinviate. In primis chiediamo un cambio di passo sulle infrastrutture, dalla Fi-Pi-Li alla Siena-Grosseto fino agli aeroporti, perché senza collegamenti efficienti la competitività si spegne. Vogliamo più sostegno all’export, che paga il prezzo dei dazi, con lo sviluppo di nuovi mercati. Serve anche una vera accelerazione sulla digitalizzazione. Le imprese non possono aspettare oltre: senza risposte concrete la Toscana rischia di restare ferma".
Dal fronte commercio, Aldo Cursano va dritto al sodo: "Siamo a un bivio, la politica dovrà decidere quale strada prendere – dice il presidente di Confcommercio Toscana – Il nostro modello è in crisi: i commercianti hanno più costi che ricavi, così è dura. Serve una fiscalità dedicata per le attività che tengono vivi i centri e fanno da presidio sociale". Per Cursano si devono abbattere i costi per rendere sostenibili le imprese e ridare ossigeno al settore. "Ma c’è un’altra priorità: i giovani. Bisogna creare politiche che li incentivino a fare impresa, perché solo le nuove generazioni possono portare innovazione e futuro in questo comparto. Senza di loro, la Toscana si impoverisce due volte". Anche Confesercenti ha già pronte tre richieste prioritarie da sottoporre ai candidati: "Per noi sono decisive – afferma Nico Gronchi, presidente regionale e nazionale – La prima è rilanciare i settori produttivi, in particolare turismo, terziario ed export, anche con risorse europee. La seconda è promuovere davvero una Toscana diffusa, con politiche di sviluppo capaci di dare equilibrio ai territori. La terza è puntare senza esitazioni sulla digitalizzazione massiccia e sugli investimenti nella transizione tecnologica. Sono sfide che non si vincono a parole. E in tutto questo chiediamo un cambio radicale della politica infrastrutturale: senza opere, senza strade, senza reti, lo sviluppo è in salita".
Per Confartigianato "le imprese non devono sentirsi isolate ma parte di una rete di sostegno – dice Ferrer Vannetti, presidente regionale dell’associazione – Guerre, rincari e crisi, come quella del tessile-moda, stanno provando l’economia. Servono semplificazione normativa e amministrativa, riduzione della fiscalità e più accesso al credito. Poi un confronto costante con la politica per definire le strategie, valorizzando il ruolo dell’artigianato, presidio nei territori". E per favorire competitività e occupazione "investire in formazione delle figure richieste e sostenere le aziende nella transizione digitale e green, anche con il supporto dei Confidi. L’artigianato è un’eccellenza che investe capitali propri: servono incentivi per ricerca, sviluppo e occupazione". Le categorie parlano chiaro. Ora la palla passa alla futura giunta.
Leonardo BiagiottiGabriele Manfrin