
La politica locale punta a ottenere il consenso degli imprenditori e degli operai. Ma tra le differenze ideologiche, tutti...
La politica locale punta a ottenere il consenso degli imprenditori e degli operai. Ma tra le differenze ideologiche, tutti chiamano a raccolta i grandi brand. "Il settore moda – ha detto il capogruppo del Pd, Andrea Anichini - è parte del DNA della nostra città e della nostra identità. Oggi, davanti a una crisi che mette a rischio famiglie, lavoratori e imprese, serve un lavoro comune tra istituzioni: Scandicci da sola non può affrontarla. Le grandi firme devono sentire fino in fondo la loro responsabilità sociale. Dobbiamo rafforzare il sostegno anche alle imprese artigianali che vogliono fare la propria strada senza il supporto delle grandi maison: sono un presidio prezioso del saper fare e della tradizione artigiana fiorentina". "Le crisi di settore – ha detto Claudio Gemelli (FdI) non si risolvono con un decreto. Spingiamo su formazione e diamo valore ai mestieri. La manodopera qualificata nella pelletteria sta scomparendo perché abbiamo smesso di trasmettere il sapere artigiano. Mancano nuovi imprenditori. E questo è campanello d’allarme. I brand non possono essere lasciati arbitri incontrastati delle dinamiche economiche di Scandicci. Qui ci sono tante imprese che lavorano per i brand che faticano a formare e qualificare la manodopera, salvo poi vedersela sottrarre dagli stessi brand". "Mi sono unito agli appelli al governo – ha detto Giovanni Bellosi (Scandicci civica) per una cassa integrazione più lunga è come capire l’aiuto della politica. Ma il ministero del Made in Italy convochi i brand, per capire cosa vogliano fare. Sul locale ci sono alcune cose che il comune deve fare: strade e parcheggi in zona industriale, fare pressione sul nuovo casello, servizi per i lavoratori"