
Diciotto cannoni e 350 chili di coriandoli stasera al Visarno per il live della band da 81 disci di platino
di Lorenzo Ottanelli
Lo scoppio di diciotto cannoni e trecento chili di coriandoli a forma di pixel volano sul palco. È così che stasera alle 21,30 alla Visarno Arena i Pinguini Tattici Nucleari salutano il loro mondo per questa data dell’Hello World Tour 2025. Un grande show per la band italiana dei record, con i suoi 81 dischi di platino e i 10 d’oro, tra una fisarmonica che prende il volo ed elementi scenici che ricordano il l’informatica. Sì, perché ‘Hello World’ è la prima frase che insegnano nei corsi di programmazione, è la prima canzone che suoneranno, ma è anche un saluto per tutti i fan. Un connubio, quello tra tecnologia e musica che continua fino ai ‘Titoli di coda’ e dentro ai camerini.
Un tour imponente. Cosa significa per voi?
"Gli ultimi cinque anni sono stati spettacolari e portare un altro album negli stadi è una grande sfida. Dopo il Covid, eravamo come in astinenza, ora le regole sono cambiate. C’è sempre più offerta di live e se una persona decide di venire a cantare sotto al palco significa che ci tiene davvero. È una grande soddisfazione".
Com’è il vostro pubblico?
"Siamo riusciti a costruire un pubblico che va oltre le differenze regionali. È come se la nostra gente costituisse una città a sé stante con regole e valori suoi. E infatti il clima è quello di una grande festa che viaggia nella stessa direzione".
E avete una scaletta lunga, di ben 27 brani...
"La scaletta è sempre un tasto dolente: più vai avanti, più canzoni hai e più è complicato. La nostra ricetta prevede le immancabili, come ‘Pastello Bianco’ e ‘Giovani Wannabe’, poi quelle che hanno un posto nei cuori dei fan come ‘Lake Washington Boulevard’. Ma non mancano sfizi nostri, come ‘Alieni’, che ci piace molto suonare dal vivo". Un secondo tour negli stadi, ma in cosa è diverso dal solito?
"Veniamo dalla musica sudata nei club, dove non ci sono fronzoli. Ma uno spettacolo in un grande spazio non può limitarsi alla sola musica. Così abbiamo chiamato due show designer. Il primo è Filippo Ferraresi, che viene dal teatro internazionale, il secondo è Marco Paganelli, nostro produttore e professionista del settore live. E per un momento di illusione ottica abbiamo chiamato anche il mago belga Clement".
Negli anni siete molto cambiati. Cosa vi rende così trasversali?
"La nostra forza sta nel differenziarsi. Siamo una band di provincia, che parla della vita di tutti i giorni. E sulla carta non dovremmo avere successo. È un po’ come quella vecchia massima del calabrone che non è anatomicamente costruito per volare, ma lui non lo sa e vola lo stesso. Anche se scientificamente inesatta, rende l’idea: i pinguini volano come calabroni".
E poi c’è ‘Bottiglie vuote’ con Max Pezzali. Com’è nato il brano?
"Da un’amicizia che dura dal 2018. Max ci scoprì quando suonavamo in piccoli pub di provincia e ci manifestò la sua stima fin da subito. Ci siamo sempre confrontati negli anni, cercando di capire se fosse possibile fare qualcosa insieme. Non si era mai presentata l’occasione poi una sera di aprile, davanti a una birra, senza grandi strategie è nata ‘Bottiglie vuote’".