
Caterina Bellandi e Alessandra Cotoloni
Domani alle 18,30 Villa Vittoria Cultura ospiterà la presentazione del libro ’Taxi Milano25. In viaggio con zia Caterina, una rivoluzionaria dei nostri tempi’ (San Paolo Edizioni, con prefazione di Simone Cristicchi). L’incontro, realizzato in collaborazione con Firenze Fiera e Fondazione Spadolini Nuova Antologia, sarà introdotto dal presidente di Villa Vittoria Cultura Giovanni Fittante e presentato dal presidente di Firenze Fiera Lorenzo Becattini; gli interventi saranno quelli dell’autrice Alessandra Cotoloni, moderati da Elena Tempestini, con la presenza di Caterina Bellandi, in arte zia Caterina, protagonista di questa biografia dai toni magici e, sicuramente, fuori dal comune.
Cotoloni, come nasce l’idea di questo libro?
"Da un incontro in una scuola superiore. Non conoscevo ancora Caterina: dopo il suo intervento agli studenti le regalai il mio ’Il Diario di Pietra’ (Il Papavero editore), storia di Fernando Nannetti, degente del manicomio di Volterra, selezionata peraltro dal Premio Strega 2019. Le piacque perché raccontava di un ’folle rivoluzionario’, un po’ come si sente anche lei. Mi disse che sarei stata l’unica a poter scrivere la sua storia, ma a una condizione: salire sul taxi con lei e vivere le sue stesse emozioni. Quindi non una biografia tradizionale. Il libro è una raccolta di sensazioni e giornate vissute insieme. Uscivo dal Comune di Siena, andavo a Firenze e stavo con lei tutto il giorno. In auto Caterina si raccontava, ma soprattutto salivano famiglie dirette al Meyer o persone che affrontavano il cancro. Dire che Caterina ’le accompagna’ semplicemente all’ospedale è riduttivo: lei regala tempo e momenti di normalità, quando la normalità sembra un miraggio. Quel viaggio ci ha reso amiche, non solo autrice e protagonista".
Un incontro che l’ha segnata?
"Quello con Giovanni, un ragazzo di 27 anni: non ha mai smesso di sorridere nonostante le cicatrici sulla testa e un’amputazione. Episodi così cambiano lo sguardo e ti aprono un mondo che prima non vedevi".
Che cosa l’ha convinta a raccontare Caterina?
"Tante cose, ma soprattutto una frase: ’Quando è morto Stefano ho vestito subito i suoi panni’. Lui, tassista, diceva che il suo è il lavoro più bello del mondo. Caterina ha ereditato il suo mestiere, ha preso il volante e si è votata agli altri. Lì ho capito che la sua storia andava raccontata".
E adesso?
"Il libro è stato tradotto in tedesco. Stiamo scrivendo un secondo volume: un dialogo tra Caterina Bellandi e zia Caterina, dopo l’irruzione della sua malattia. Un altro viaggio, anche dentro se stessa".
Caterina Ceccuti