
Giovanni Scifoni, stasera in scena al Teatro Romano di Fiesole con “Frà. San Francesco la superstar del Medioevo“
FIESOLE (Firenze)
Sapeva incantare il pubblico, far ridere, piangere, cantare, ballare. Insomma, una vera star, anche se alla maniera di mille anni fa. E’ questo il santo di Assisi che racconta Giovanni Scifoni nello spettacolo “Frà. San Francesco la superstar del Medioevo“, che dopo più di 200 repliche è pronto per una nuova tourneè per l’Italia. Stasera Scifoni, col suo “poverello“ che parlava agli animali, si ferma al Teatro Romano del Colle Etrusco, nel cartellone dell’Estate Fiesolana. Inizio ore 21.
Giovanni Scifoni, perchè San Francesco ha tutto questo successo?
"Tutte le persone amano Francesco. È davvero un porto franco, anche per gli atei, per chi non ha mai messo piede in una chiesa. A tutti sembra una figura di riferimento. Sembra mettere tutti d’accordo. Sembra. Ma poi quando vai a studiare le fonti francescane, trovi che era un uomo estremamente controverso, contraddittorio nelle cose che dice, che fa. Non era assolutamente conciliante".
E questo cosa ha causato?
"I frati si son scannati quando era in vita e ancora peggio appena è morto. Non c’è un ordine litigioso come quello dei francescani, che ha fatto a cazzotti per secoli, tanto che più volte sono dovuti intervenire i papi"
Eppure era un uomo di pace.
"Vero. Ma Francesco non era una figura diunivoca. Anche se ne hanno fatto un santino, l’uomo della pace, della povertà, persino vegano....macchè mangiava il maiale, il capretto, se magnava di tutto".
Ma allora che Francesco si trova di fronte il pubblico?
"Mi ha colpito una cosa in particolare: il suo rapporto con la fama, col successo. Perchè non scordiamo che era l’uomo più famoso del Medioevo. Era un performer, un artista. Saltava, cantava, ballava, faceva robe incredibili. Tutti sappiamo che ha rinunciato ai soldi, ha restituito i vestiti al padre. Ma nessuno pensa alla sua rinuncia al successo. Può essere più facile rinunciare al denaro che alla fama, lo dico da attore. Siamo ossessionati dalla fama, e un motivo ci sarà. Non esiste una droga potente della fama".
In che modo ha rinunciato alla fama?
"Andandosene. Dicendo ai suoi frati: basta, continuate voi, io non sono più il capo di questa cosa gigantesca che ho inventato io. Ha capito che se avesse continuato lui, l’ordine forse sarebbe scomparso, perchè sarebbe diventato impossibile seguire quello che diceva".
Beh, la fama lo ha comunque inseguito.
"Io penso che se una persona è così ossessionata dall’umiltà, vuol dire che alla fine il successo gli piace. Ossia ha il peccato contrario a quella virtù. Direi che era un vanaglorioso, con un ego smisurato. Non a caso lo spettacolo termina con Francesco che dice a un frate:“Non smettere mai di fare il bene per paura della vanità“".