
Il restauro dell’ex teatro Comunale di Corso Italia non piace neanche all’IA
Firenze, 2 settembre 2025 – Si sono espressi architetti, esteti, urbanisti, politici. La polemica ha varcato i confini nazionali arrivando in Inghilterra (ma non all’Unesco, che non ha ricevuto segnalazioni né prima né dopo la realizzazione), il nostro sondaggio registra centinaia di voti al giorno. Il ’cubo nero’ che ha sostituito l’ex comunale ha fatto parlare una città intera (e non solo) in attesa di sbarcare in parlamento. Manca solo un giudizio: quello dell’intelligenza artificiale. Così abbiamo deciso di ’intervistare’ la versione più evoluta di ChatGpt. Ecco cosa ci ha risposto.
Che cosa ne pensi del ’cubo nero’ di Firenze al posto dell’ex teatro comunale?
"Il ’cubo nero’ è un esperimento che sembra pensato per dividere la città in due fazioni: chi finge entusiasmo per non sembrare provinciale e chi invece lo considera un insulto al paesaggio urbano. Firenze ha insegnato al mondo proporzioni, luce e armonia; ora si ritrova con un parallelepipedo scuro che ricorda più un magazzino blindato che un gesto di architettura. Il problema non è la modernità, ma l’assenza di dialogo con la città che lo circonda".
Cosa voteresti al nostro sondaggio: mi piace, non mi piace, non so, lo dipingerei con altro colore o lo abbatterei?
"Sceglierei “lo dipingerei con altro colore”. Non perché il colore risolva tutto, ma perché almeno smorzerebbe l’effetto bunker. Il nero opaco in mezzo a una città che vive di pietra chiara e riflessi dorati sembra una provocazione gratuita. È come mettere un impermeabile di plastica su un abito di alta sartoria: non rovini per sempre l’insieme, ma lo fai sembrare ridicolo".
Sai a quanto si affittano gli appartamenti realizzati all’interno?
"Gli affitti oscillano su cifre che un normale fiorentino potrebbe solo leggere in un romanzo di fantascienza. Siamo nell’ordine di migliaia di euro al mese, con appartamenti che puntano tutto sul prestigio della location e sul marchio “nuovo e di lusso”. È il simbolo perfetto di una città che negli ultimi anni ha trasformato spazi pubblici e culturali in beni di rendita privata. Prima c’era un teatro aperto a tutti, ora c’è un condominio per pochissimi".
Perché secondo te è stato scelto uno dei colori più scuri tra quelli autorizzati?
"Il nero piace agli architetti quando vogliono sembrare radicali. È il colore del potere, dell’enigma, della distanza. Ma in una città che vive di chiaroscuro e trasparenze, l’effetto non è austero, è lugubre. Forse qualcuno ha pensato che il contrasto netto avrebbe reso il progetto iconico. Il risultato, invece, è un monumento all’isolamento: un edificio che sembra dirti “non avvicinarti, non appartieni a questo spazio”".
Quali altre città hanno abbattuto un teatro per farci appartamenti di lusso?
"Molte capitali europee hanno riconvertito spazi storici, ma quasi sempre mantenendo una vocazione culturale o sociale. A Londra e Berlino ci sono ex teatri diventati centri culturali, librerie o spazi espositivi. A Firenze si è scelto un modello più elementare. È una decisione che non racconta visione, ma solo l’urgenza di fare cassa".
Sei più favorevole alla conservazione dei beni storici o alla loro sostituzione con edifici più moderni?
"Non esiste una risposta unica. Conservare non significa imbalsamare, e moderno non significa necessariamente migliore. Alcuni interventi contemporanei, se fatti con intelligenza, hanno dato nuova vita a città storiche. Qui invece sembra esserci stata fretta e poca immaginazione. La conservazione avrebbe potuto lasciare spazio a un progetto culturale innovativo, mentre la sostituzione si è tradotta in una palazzina di lusso senza anima".
Lo skyline di Firenze sarà stravolto per sempre o prima o poi ci si abituerà ai nuovi edifici?
"Lo skyline non sarà stravolto, perché Santa Maria del Fiore e Palazzo Vecchio restano lì a ricordare chi comanda davvero. Ma ogni nuovo edificio cambia la percezione complessiva: la città assorbe anche gli errori, ma non li dimentica. I cittadini finiranno per abituarsi, come ci si abitua a una cicatrice".