
La mostra apre domani in Sala d’Arme. In regalo un inserto da collezione. Alberto Veronesi (Comitato per le celebrazioni): "Un messaggio attuale".
di Guglielmo Vezzosi
FIRENZE
Galeotta fu Suor Angelica diretta nel 1995. Da quel momento Giacomo Puccini ha avvolto il maestro Alberto Veronesi nel suo incantesimo sentimentale. Da trent’anni il grande compositore lucchese è il suo punto di riferimento artistico. In occasione del centenario della morte del Maestro, il Comitato nazionale per le celebrazioni in onore di Puccini – presieduto proprio da Alberto Veronesi– ha promosso un fitto calendario di concerti, mostre e grandi eventi, culminati il 29 novembre 2024, giorno dell’anniversario della morte del compositore.
Maestro Veronesi, può tracciare un bilancio di questo Centenario?
"Un anno intenso. Sono soddisfatto e molto orgoglioso. Questo grande lavoro è stato possibile grazie a una squadra ben rodata: i sindaci di Lucca, Viareggio e Pescaglia, il presidente della Provincia di Lucca, il governatore della Toscana, gli esperti nominati dal governo e le massime istituzioni pucciniane. Ringrazio Mario Draghi, che mi ha nominato presidente del Comitato, e la premier Giorgia Meloni che mi ha riconfermato nell’incarico. Un grazie di cuore a tutto il Comitato".
Dal concerto inaugurale a Lucca l’11 luglio 2023 fino a oggi, quanti eventi avete promosso?
"Abbiamo ospitato orchestre di assoluto prestigio: la Wiener Philharmoniker, la Filarmonica della Scala, la Budapest Festival Orchestra, l’Orchestra dell’Accademia Teatro alla Scala, la Filarmonica del Teatro Comunale di Bologna, l’Orchestra del Teatro Carlo Felice di Genova e l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, la Berlin Radio Symphony Orchestra, la Sächsische Staatskapelle Dresden e la Philharmonia Orchestra di Londra. Si sono avvicendati direttori di grande caratura come Zubin Mehta, Iván Fischer, Daniele Gatti, Vladimir Jurowsky, Esa-Pekka Salonen e Riccardo Muti. Accanto a loro, giovani direttori come Beatrice Venezi, Francesco Ivan Ciampa e Michele Gamba. E interpreti di assoluto rilievo: Vittorio Grigolo e Francesco Meli (tenori), Ambrogio Maestri, Massimo Cavalletti, Leo Nucci e Nicola Alaimo (baritoni). Tutti i concerti sono stati sold out: dalla Konzerthaus di Vienna alla Scala, passando per i teatri di Lucca e Torre del Lago, fino a un’esecuzione alla Camera dei Deputati".
Oltre ai concerti, quali mostre avete organizzato?
"A Viareggio è stata allestita la mostra I pittori di Giacomo Puccini – Le atmosfere di Puccini nei dipinti di Pagni e del Club della Bohème. A seguire, l’installazione dell’artista Caroline Lépinay. Quindi l’esposizione dei dipinti di Corrado Veneziano, ispirati a Puccini, aperta a Bruxelles e poi ospitata al Teatro del Giglio di Lucca. E ancora, Giacomo Puccini Manifesto curata dal Comune di Lucca. Poi la mostra dell’Archivio Storico Ricordi, già presentata a Berlino e arrivata alla Scala di Milano. Sempre lo scorso autunno, con inaugurazione in anteprima al Complesso di Palazzo della Valdina della Camera dei Deputati, con il vicepresidente della Camera, Giorgio Mulé, abbiamo presentato la mostra La Nazione di Puccini, un percorso tra articoli e documenti di questo storico quotidiano fiorentino, arricchito da importanti foto e lettere messe a disposizione dall’Archivio della famiglia Antinori. La mostra ha poi fatto tappa al Giglio e Lucca, al Verdi di Pisa e adesso arriva a Firenze".
Che valore ha per lei questo appuntamento fiorentino?
"Sono orgoglioso che la mostra approdi a Firenze, in Sala d’Arme di Palazzo Vecchio. Firenze è la città in cui nasce La Nazione, ed è qui che Puccini compie integrazioni decisive della sua cultura musicale".
Non crede che Puccini meriti più attenzione soprattutto nelle scuole?
"Sì, certamente. Puccini è l’autore ideale per introdurre i ragazzi al mondo dell’opera, in particolare con Bohème e Turandot. Con il Comitato abbiamo realizzato una versione ridotta de La Bohème per le scuole, con organico, durata e scene adattate: ha coinvolto migliaia di studenti. Per i giovani è fondamentale proporre un format di circa un’ora, con modalità semplificate, fedeli allo spirito dell’opera".
Negli anni Sessanta Puccini era talvolta liquidato come musicista da café chantant... Pregiudizi che resistono ancora?
"Direi di no. Puccini è entrato nella storia della lirica a pieno titolo e nei teatri di tutto il mondo. Certamente il suo linguaggio rappresenta un modo diverso di raccontare la tragedia umana rispetto a Debussy, Wagner o Verdi. La sua semplicità, però, è solo apparente: approfondimenti più recenti – lo dimostra anche il materiale reperito dal curatore della mostra fiorentina, Maurizio Sessa – hanno dimostrato la profondità delle sue fonti e la complessità della sua scrittura".
Nel 2026 cadrà il centenario di Turandot. Ci sarà un impegno del Comitato?
"Il Comitato ha concluso il mandato, ma restano alcune riserve e risparmi importanti. Chiederemo al Ministero di poterli destinare a progetti per Turandot. Sarebbe doveroso concludere il ciclo celebrativo con l’ultima, incompiuta opera di Puccini".