LUCA SCARLINI
Cronaca

Emilio Pucci, l’uomo del colore. Un mito fra eleganza e modernità

Lo stilista fiorentino ha segnato il Novecento: dalle sfilate alle tenute da sci fino ai celebri foulard per Capri

Lo stilista fiorentino ha segnato il Novecento: dalle sfilate alle tenute da sci fino ai celebri foulard per Capri

Lo stilista fiorentino ha segnato il Novecento: dalle sfilate alle tenute da sci fino ai celebri foulard per Capri

Luca ScarliniTutto portava all’internazionalità nella vita di Emilio Pucci di Barsento, nobiluomo fiorentino, ma in realtà nato a Napoli nel 1914, da una padre della nobile famiglia omonima. La moda arrivò per gradi nella sua esistenza, ma la possibilità di praticarla derivò, in primo luogo, da una frequentazione continua dell’alta società.

All’inizio la sua passione fu per lo sci: nel 1934 fu selezionato dalla squadra olimpica, poi nel 1936 ricevette dalla Nazionale una borsa di studio per perfezionarsi nell’Oregon. In questa esperienza nasce la prima creazione di moda: una uniforme da sci per la squadra, intesa per celebrare la fine del corso della scuola di scienze sociali che frequentava. Invece di rientrare in Italia, come volevano i suoi obblighi militari, il giovane decise di fare il giro del mondo su una vecchia nave: per questo al suo ritorno venne accusato di renitenza alla leva.

Per questo fu necessario il suo approdo all’esercito: si appassionò dell’aviazione, e scelse quindi la carriera come pilota. Poi esplose la Storia, quella con la S maiuscola: Pucci compì azioni di guerra, si ammalò, legato d’amicizia dagli anni ’30 ad Edda Ciano, la accompagnò in Svizzera nel momento tragico del processo di Verona, e gli fu affidato da lei una lettera in cui minacciava di pubblicare i suoi diari se il marito Galeazzo Ciano fosse stato condannato. Al nobiluomo toccò il carcere e la tortura: poi, scampato il pericolo e finito il conflitto, tornò alla sua primitiva passione, lo sport alpino, svolgendo compiti da istruttore al Sestriere.

Dalle piste, dove lentamente tornava la mondanità, dopo gli sconquassi del conflitto, si dipanò la sua carriera nella moda, che in primo luogo per lui si identificò nella produzione di capi per lo sci. Il dopoguerra, per l’Europa, volle dire l’arrivo della grande comunicazione statunitense, che faceva di tutto, in accordo alle direttive del Piano Marshall, per raccontare un’Europa in ripartenza, malgrado le macerie destinate a rimanere per decenni in buona parte del continente.

E da lì comincia la fama di Emilio, che solo con il nome trovò rapidamente fama e successo. La sua occasione fu il numero di dicembre del 1947 di Harper’s Bazaar, influente rivista di fashion. Toni Frissell, maga della fotografia di moda, lo ritrasse insieme a un’amica, che aiutava a calzare gli scarponi da sci. Indosso tutti e due avevano creazioni, di grande eleganza e modernità, firmate da Pucci.

La didascalia parlava di un dashing italian gentleman su sfondi innevati. Questa immagine e i contatti nella mondanità resero in breve Emilio Pucci una figura nota del mondo della creazione di abiti. Le tenute da sci vennero poi prodotte in un tessuto brevettato, dall’inconfondibile nome di emilioform.

Contò la sua scelta di lavorare con colori accesi, su forme allora ignote, il tutto nel senso di una modernità raccontata con riferimenti all’antico. La sua scelta fu quindi quella di aprire uno shop a Capri, nel 1950, che ebbe da subito successo. In vendita erano pantaloni Capri, iperaderenti, camicie di seta stampata e top di jersey a righe. Insieme giunsero i primi, celebri, e oggi ricercatissimi foulard, tra cui uno, che ebbe particolare successo, con sopra stampata l’isola di Capri e altri luoghi celebri d’Italia.

Come sottolineava Carlo Sisi, in un bel catalogo edito da Le Lettere nel 1999, con i disegni del decennio 1949-1959, l’invenzione in primo luogo era nel colore, utilizzato in modi fino ad allora mai visti in Italia, in una dimensione che voleva essere sempre casual.

Negli anni seguenti giunse il trionfo alla Sala Bianca di Palazzo Pitti e le invenzioni, nel 1953, di un nuovo jersey di seta che permetteva di creare abiti da sera, che stavano in una tasca.