
La mostra permanente si affianca alle collezioni classiche degli abiti d’epoca della Galleria del Costume. Nella sala dedicata al Charleston il trittico di Galileo Chini in una scenografia da opera pucciniana.
Il Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti si rinnova, continuamente. E questa volta lo fa con la storia del Novecento, in quaranta abiti, disposti su nove sale. È proprio la storia dagli anni Venti del Charleston, fino agli anni Ottanta di Enrico Coveri, con le sue paillettes, ad essere protagonista di questa edizione della mostra permanente. E tra i due estremi, come non dimenticare Coco Chanel, Pierre Cardin e Roberto Capucci. Insomma, la storia dell’abito femminile, in dialogo con Palazzo Pitti e con i dipinti: da Galileo Chini ad Alberto Burri.
È un viaggio suggestivo che si accosta al costume e alla femminilità e che si affianca al resto della collezione, con gli abiti Medicei e Sette-Ottocenteschi. In tutto, oltre 15mila capi, inclusi gli accessori, che rappresentano una collezione unica a livello nazionale e che, per questo, è necessario mostrarli a rotazione. Ecco, quindi, che la prima delle nove sale è dedicata alla ‘Moda Charleston’ tra avanguardie ed esotismo, con gli abiti che dialogano con il Trittico di Galileo Chini in una scenografia da opera pucciniana. Un’epoca di sperimentazione, che si intreccia con l’esperienza delle ‘flapper’, le giovani donne che rompevano con la tradizione. Si prosegue, poi, con la moda tra le due guerre, ispirata alla cultura Déco e alle avanguardie, passando per il razionalismo. Ed è qui che il dipinto ‘Lo straniero’ di Casorati dialoga con i capi di Elsa Schiaparelli e Madeleine Vionnet. Ci spostiamo, poi, nel dopoguerra, tra le creazioni di Yves Saint Laurent per la Maison Dior e tre capi appartenuti a Ingrid Bergman. Gli anni Sessanta non si fanno mancare il tailleur di Coco Chanel e i Settanta non possono scordarsi lo Space Age Movement, caratterizzato da un’estetica futurista, che nell’allestimento dialogano con ‘Bianco Nero’ di Burri. È poi la volta di Roberto Capucci, i cui modelli scultorei dell’abito lo resero famoso a livello internazionale. E per concludere, gli anni Ottanta, tra le paillettes di Enrico Coveri e Oleg Cassini.
"Questa nuova selezione di abiti racconta la moda del Novecento come linguaggio visivo e culturale, in dialogo con la pittura e le arti – ha detto il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Simone Verde –. La moda si rivela specchio della trasformazione del femminile e patrimonio di forme e visioni". Vanessa Gavioli, curatrice del Museo della Moda e del Costume, ha concluso: "Nel Novecento la moda racconta la donna tra libertà ed eleganza. Non dobbiamo, poi, dimenticare che le nostre sono proposte e non possiamo essere esaustivi, perché lavoriamo sulle nostre collezioni. Siamo, però, sempre aperti a nuove donazioni".
Lorenzo Ottanelli