
A Pitti la mostra ’Moda in Luce 1925–1955. Alle origini del Made in Italy’
’Moda in Luce 1925–1955. Alle origini del Made in Italy’ è la mostra allestita all Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti (fino al 28 settembre), promossa dal Ministero della Cultura, organizzata e realizzata da Archivio Luce Cinecittà in collaborazione con le Gallerie degli Uffizi e curata da Fabiana Giacomotti. "Con questo progetto espositivo, ospitato in una delle città che più raccontano al mondo l’eccezionalità e la grandezza della creatività e dell’arte italiana, si intende metterne in risalto una tra le sue massime espressioni: la moda. La mostra si propone quale spaccato storico originale sull’evoluzione e l’affermazione di un settore che è da sempre sinonimo di visionarietà" dichiara la senatrice Lucia Borgonzoni, sottosegretario di Stato al Ministero della Cultura. E, infatti, l’esposizione è mirata a ricostruire trent’anni fondamentali della storia della moda italiana, prima della sua definitiva affermazione internazionale.
Oltre cinquanta capi d’abbigliamento, accessori e contributi audiovisivi e fotografici articolano il percorso espositivo, pensato per raccontare come la moda italiana si sia andata definendo – tra innovazione tessile, ricerca estetica, artigianato d’eccellenza e strategie commerciali – ben prima della famosa sfilata nella Sala Bianca di Palazzo Pitti del 1952. Una narrazione che si sviluppa lungo un arco temporale compreso tra il 1925 e il 1955, intrecciando episodi poco noti con nomi leggendari, così da restituire uno sguardo nuovo sulle radici del Made in Italy. Al centro della mostra, lo straordinario patrimonio dell’Archivio Luce, con un nucleo importante di fotografie e filmati, di cui molti inediti. I capi e gli accessori esposti provengono in parte da prestigiosi musei (tra cui i Musei Boncompagni Ludovisi, Palazzo Madama) e in parte da archivi di impresa o di privati.
"La mostra ricompone un mosaico di memoria collettiva che ci parla di sperimentazioni tessili, di sfilate tenutesi già negli anni Venti e dell’importanza crescente dell’industria italiana nella lavorazione della seta, della viscosa negli anni Trenta e del Lanital negli anni Quaranta – spiega la presidente di Cinecittà, Chiara Sbarigia –. Emergono le innovazioni dell’industria della moda, i legami con il cinema hollywoodiano e il ruolo cruciale di tante figure che, attraverso l’abito, hanno promosso un’idea di Italia moderna, creativa e aperta al dialogo internazionale".
Sono presenti opere di maison storiche, alcune delle quali scomparse come Ventura, Radice, Tortonese/La Merveilleuse. Ma anche Gucci, che presenta la sua ’numero uno’, una borsa da sera della fine degli anni Venti mai esposta, Salvatore Ferragamo con il sandalo ’invisibile’ del 1947, ed Emilio Pucci, in mostra con i primi capi ancora etichettati ’Emilio’.
"La mostra permette di calare gli abiti in un contesto che li rende vivi perchè il supporto dei ‘cinegiornali’ e dell’immagine come mezzo documentario contribuisce come nient’altro a comprendere la funzione sociale dell’abito oltre la sua parvenza estetica" sostiene il direttore delle Galelrie, Simone Verde.
Barbara Berti