
L'esterno dell'abitazione e i vigili del fuoco (Fotocronache Germogli)
Firenze, 21 maggio 2025 – C’era un legame di conoscenza e anche di riconoscenza tra Umberto Della Nave e Antonino La Scala: l’ultraottantenne, ucciso assieme alla moglie Dina Del Lungo nella loro abitazione di Osteria Nuova nel dicembre 2023, si era preso a cuore le difficoltà di La Scala perché era stato un amico del suo figlio defunto e anche perché, durante un incidente stradale, gli aveva salvato la vita estraendolo da un fosso.
Per questo non gli aveva mai negato aiuti economici, anche di una certa entità.
Ma La Scala, 47enne di Vibo Valentia trapiantato a Ponte a Ema, oggi accusato di omicidio volontario, distruzione di cadaveri e rapina, avrebbe approfittato della disponibilità economica dei due coniugi.
E il loro assassinio, mascherato da incidente domestico scatenato dal corto circuito della poltrona elettrica su cui Dina guardava la televisione, sarebbe maturato al duplice scopo di non restituire un prestito di diecimila euro e anche di rubare un piccolo tesoro in denaro che Della Nave teneva nascosto in casa.
E’ quanto punta a dimostrare l’accusa, sostenuta dal pubblico ministero Barbara Bresci, nell’udienza dinanzi alla corte d’assise del tribunale di Firenze, presieduta dalla dottoressa Silvia Cipriani. Oggi, all’aula bunker, è andata in scena la prima udienza del dibattimento.
Sono stati sentiti i carabinieri della stazione di Bagno a Ripoli, della compagnia Oltrarno, e della “Sis“, che dopo essere entrati nella casa dei Della Nave, ebbero subito la sensazione che non era ciò che sembrava, e cioè un tragico incidente domestico scatenato dal corto circuito della poltrona elettrica.
Secondo l’accusa, La Scala, andando a far visita all’anziana coppia, come faceva spesso, prima avrebbe aggredito Umberto, picchiandolo e sgozzandolo con un coltello, poi avrebbe strozzato la donna.
Alla fine avrebbe dato fuoco ai locali, non prima di aver aperto la cassaforte nascosta in un vano caldaia di cui conosceva anche il nascondiglio delle chiavi: in un boccale di birra vicino alla tv.
Due banconote da 50 euro vennero ritrovate nel giardino retrostante l’abitazione di Osteria Nuova dal comandante della stazione di Bagno a Ripoli, Francesco Pulcrano, uno dei testimoni che oggi hanno ricostruito la prospettazione accusatoria. Erano sporche di sangue e l’assassino le ha perse nella fretta di allontanarsi da casa Della Nave.
Una volta spento il fuoco, dall’abitazione emersero macchie di sangue e impronte digitali. Ma anche un’agenda con annotate alcune somme prestate da Della Nave al figlio di La Scala (ma con la firma dell’imputato accanto): è stato questo uno degli elementi, come ha ricordato il comandante della compagnia Oltrarno, Federico Minicucci, a far scattare la cattura dell’odierno imputato.
La Scala ha assistito compostamente all’udienza di fianco al suo legale, Alfonsina Tiziana Barillaro. Un’atmosfera surreale nella grande aula del “bunker”: c’è soltanto l’accusa contro la difesa, perché nessuno, dei fratelli del defunto, ha deciso di costituirsi parte civile.