
I sindacati contro il governo: "No ai nuovi compiti per le segreterie. Anche il sostegno è nel caos. A Fiesole e San Casciano gravi carenze: senza amministrativi sarà difficile riuscire ad aprire i plessi". .
Meno alunni, ma ancora meno insegnanti. E poi segreterie sotto organico, Ata precari e cattedre di sostegno affidate in gran parte a supplenti senza specializzazione. È lo scenario che attende le scuole fiorentine a settembre, quando l’anno scolastico, per la precisione il 15 settembre, si aprirà con circa 1.500 studenti in meno. Applicando un mero criterio ragionieristico, osservano i sindacati, le cattedre da ridurre sarebbero state 47. Ma la realtà è un’altra: i docenti in meno saranno 115, dunque 68 in più di un’eventuale quota ‘giustificata’ dalla demografia.
"Non è un ridimensionamento – attacca Emanuele Rossi, segretario della Flc-Cgil –. Non si tratta di un effetto della denatalità, ma della legge di bilancio che impone un taglio di 6.000 insegnanti in tutta Italia. A Firenze il conto è pesante". Un colpo durissimo che ricadrà soprattutto sull’organico di potenziamento, composto da docenti che danno ossigeno alle scuole con sportelli di recupero, attività progettuali e supporto organizzativo.
"Sono figure che migliorano concretamente la qualità della scuola – spiega Rossi –. Adesso spariranno soprattutto dalle nostre 37 scuole superiori, con una media di un insegnante e mezzo in meno per istituto". Non va meglio sul fronte del personale Ata, gli amministrativi, tecnici e collaboratori scolastici. In provincia ci sono 771 posti vacanti, dunque non coperti da un titolare. Ma il ministero ne coprirà appena 230, meno di un terzo. Il risultato è che la prima campanella suonerà con 541 posti Ata coperti da precari. Pensare che, in base alla stima della Cgil, per un ottimale funzionamento delle scuole servirebbero almeno 470 unità aggiuntive. "L’ufficio scolastico ha però autorizzato poco più di 200 contratti annuali extra, meno della metà del fabbisogno. Con questi numeri risicati, le scuole non ce la fanno – insiste Rossi –. Oltretutto, beffa nella beffa, alle segreterie vengono scaricati nuovi compiti, come i calcoli pensionistici per l’Inps. È un insulto alla dignità del personale. Da parte nostra, a Firenze, inviteremo le segreterie a non assolvere a questa ulteriore incombenza".
Altro fronte critico è quello del sostegno. Gli studenti con disabilità, a Firenze, passano da 4.149 a 4.465. E quelli in situazione grave saranno quasi 2mila. I posti di sostegno? 3.339, ma oltre la metà – 1.885 – saranno coperti da supplenti, senza specializzazione.
"È un paradosso – sottolinea Rossi – chi avrebbe più bisogno di stabilità e competenza avrà invece meno continuità e insegnanti che non hanno svolto i corsi di specializzazione, i cui posti disponibili sono sempre insufficienti".
Non sono positivi nemmeno i dati relativi alle assunzioni. In Toscana erano previste 3.100 immissioni in ruolo, ma "almeno 250 resteranno scoperte per mancanza di candidati", la denuncia dei sindacati. Alla fine i contratti stabili saranno circa 2.850, mentre i precari continueranno, a livello regionale, a sfiorare quota 15mila. Solo a Firenze, un terzo dei professori – quasi 3.000 – lavorerà con contratto annuale. Una situazione che, secondo Camilla Insom della Cisl scuola, rischia di compromettere anche i servizi minimi. "Sul sostegno, a livello regionale, i posti disponibili per le assunzioni erano appena 456: troppo pochi per incidere. Il delicato settore rimane sulle spalle dei precari. Anche per gli Ata, a Firenze, non andrà meglio. Avremo appena 8 persone in più rispetto allo scorso anno. Le scuole dell’hinterland, come San Casciano o Fiesole, hanno plessi distanti e sono quelle che subiscono i disagi maggiori. Talvolta, anche aprire un istituto può diventare un problema". Insomma, anche il prossimo anno scolastico nascerà già segnato da carenze strutturali.
"Si diceva che con meno studenti avremmo avuto classi meno affollate – conclude Rossi –. Invece ci ritroviamo con più tagli del previsto, più precariato e meno qualità. È la dimostrazione che la scuola non viene considerata una priorità, ma sempre e solo un costo da ridurre".
Elettra Gullè