
Locali senza finestre e privi di abitabilità affittati tra i 70 e i 100 euro a notte. Una task-force sta incrociando i dati catastali con gli annunci sulle piattaforme. .
di Antonio Passanese
Una decina di fondi – tra cantine, garage e magazzini nel cuore del centro storico – trasformati abusivamente in mini alloggi per turisti. È questo uno dei dati più eclatanti emersi dal lavoro incrociato degli uffici comunali impegnati nel monitoraggio delle locazioni brevi. Locali non residenziali, di 30 o 40 metri quadrati, spesso privi di aerazione o luce naturale, che nulla avrebbero a che vedere con un uso abitativo, sono stati invece affittati (tra i 70 e i 100 euro a notte) a viaggiatori ignari, con tanto di foto artefatte pubblicate sulle piattaforme online. Un’anomalia grave, che il Comune vuole colpire con forza. Da inizio settembre, infatti, sono partiti controlli mirati della Polizia municipale, che con una task force sta dedicando attenzione specifica a tutti quegli immobili il cui accatastamento non rientra nella categoria A, l’unica idonea per le locazioni turistiche brevi.
I primi accertamenti hanno già fatto emergere decine di casi sospetti: locali nati come depositi o fondi commerciali e oggi trasformati, fuori norma, in stanze per turisti mordi e fuggi. Tutto questo è possibile grazie a un lavoro di squadra mai tentato prima. Attorno al tavolo tecnico voluto da Palazzo Vecchio siedono, oltre alla Municipale, anche gli uffici della Direzione Attività Economiche, dell’Urbanistica, delle risorse finanziarie, dell’Anagrafe e – da poche settimane – anche quelli di Statistica. Una cabina di regia trasversale, che mette a sistema banche dati diverse: dal portale dell’imposta di soggiorno al registro delle locazioni brevi attivato dopo l’entrata in vigore del nuovo regolamento il 31 maggio.
E proprio i numeri raccontano una città sotto pressione: secondo la piattaforma indipendente Inside Airbnb, gli alloggi in locazione breve a Firenze sono oltre 12mila, ma molti di questi potrebbero non avere i requisiti per operare legalmente. Per questo è stata attivata anche una collaborazione con il Dipartimento di Statistica dell’Università di Firenze, che sta incrociando dati catastali, flussi turistici e indicatori socio-economici per capire l’impatto reale di questo fenomeno. In parallelo, continua anche il lavoro con il Dipartimento di Economia dell’Università “La Sapienza” di Roma: il professor Filippo Celata consegnerà a breve una relazione con le stime quantitative dell’impatto urbano delle locazioni brevi. Entro fine anno, poi, un nuovo studio offrirà un focus specifico sulle varie zone di Firenze, per capire dove il fenomeno pesa di più e come intervenire. "Il nostro è un lavoro capillare, ma necessario – spiega l’assessore Jacopo Vicini – perché il tema degli affitti brevi non riguarda solo il turismo, ma tocca la questione abitativa, la qualità della vita nei quartieri e la sostenibilità della città. Serve un’analisi basata su dati concreti per costruire politiche efficaci e giuste".
Firenze, con questo approccio, si propone come laboratorio nazionale sul tema. E se da una parte il regolamento ha introdotto regole più severe – come l’autorizzazione quinquennale e i limiti per le nuove locazioni – dall’altra il Comune si affida sempre di più a strumenti di indagine scientifica e al confronto con realtà internazionali come Barcellona, New York e Londra. Ma la sfida, avvertono da Palazzo Vecchio, è ancora lunga: serve il coinvolgimento delle istituzioni centrali, servono più poteri ai Comuni, servono controlli più efficaci e sanzioni più rapide. Intanto, però, nel capoluogo di regione la lotta agli abusi è partita. E quei dieci fondi trasformati in stanze per turisti potrebbero presto essere solo la punta dell’iceberg. A questo si aggiunge un altro elemento fondamentale introdotto, come detto, dal nuovo regolamento entrato in vigore il 31 maggio: per chi decide di aprire un bed and breakfast, non basta più avere uno spazio qualunque da affittare.
Le nuove regole impongono infatti standard minimi precisi per ogni stanza destinata all’ospitalità. In particolare, sono previsti requisiti di superficie minima, altezza interna, dotazioni igienico-sanitarie e requisiti di sicurezza, tutti pensati per garantire la dignità e la qualità dell’accoglienza. Le stanze, ad esempio, non possono essere inferiori ai 14 metri quadrati per una persona e ai 20 per due ospiti. Devono avere aerazione naturale, finestre apribili, e l’altezza minima deve essere conforme alle norme edilizie. Questo per evitare che cantine, fondi o locali impropri vengano camuffati da alloggi turistici, con rischi sia per la sicurezza degli ospiti che per il decoro urbano.