MONICA PIERACCINI
Economia

Carico di lavoro eccessivo e stipendi bassi: in fuga i dipendenti dei Comuni toscani

In 13 anni perso oltre il 20% dei dipendenti. L’allarme di Anci Toscana: «Rischio collasso dei servizi». Secondo l’indagine, preferiscono il ministero o il settore privato

Diminuiscono i dipendenti comunali

Diminuiscono i dipendenti comunali

Giovedì 8 maggio 2025 – C’era una volta il posto fisso, in banca, o anche negli enti locali. Chi lavorava in Comune o in Provincia aveva un buono stipendio, diritti garantiti, un posto fisso ‘tranquillo’, conciliabile con la vita privata. Ma oggi è un’altra storia. Chi lavora in Comune, specie nei Comuni più piccoli, dai 13 ai 20 dipendenti, non ha più vita. Carichi di lavoro insostenibili, emergenze che si susseguono, e gli stipendi non sono più quelli di una volta: 1.200, 1.500 euro, non certo adeguati al costo della vita. I concorsi si continuano a fare, ma se si vince, si considera quello da dipendente comunale come un lavoro temporaneo, una sorta di trampolino di lancio per il ministero, la Regione, l’Agenzia delle entrate. Qualcuno fugge perfino nel settore privato, dove si paga di più.

A confermare questo quadro sono i dati diffusi da Anci Toscana, elaborati da Ifel-Ufficio studi e statistiche territoriali su dati ministero dell’Economia e delle Finanze. Tra il 2010 e il 2023 il personale dipendente è calato del 20,9%, passando da 30.100 a 23.819 unità. Nello stesso periodo, nei Comuni italiani, in media la variazione percentuale è stata del -25,7%. Ma lo scenario che si prospetta è ancora più preoccupante: entro il 2030, per effetto di pensionamenti e dimissioni volontarie, oltre la metà degli attuali dipendenti potrebbe andarsene.  Se le attuali tendenze saranno confermate, Ifel stima infatti che nei prossimi 7 anni il comparto dei Comuni toscani perderà oltre 4.200 dipendenti a tempo indeterminato per pensionamento e altri 8.600 dipendenti per altre cause, quali dimissioni volontarie. In totale uscirebbero oltre 12.800 unità, il 54% del personale attualmente in servizio.

A lanciare l’allarme è Simone Gheri, direttore di Anci Toscana: «Oltre un quinto della forza lavoro nei Comuni è scomparsa in poco più di un decennio. Il dato toscano tiene meglio della media nazionale, ma resta allarmante: meno personale significa meno servizi per i cittadini. Servono nuove politiche di reclutamento, stipendi più competitivi, digitalizzazione e semplificazione. Se non si interviene in fretta – avverte – si rischia un collasso nei servizi pubblici locali, soprattutto nei territori più periferici».

Anche i sindacati confermano il trend preoccupante. «Il governo continua a imporre limiti alla spesa per le assunzioni – afferma Bruno Pacini della Fp Cgil Toscana –. Serve un piano straordinario di 500mila nuove assunzioni a livello nazionale. Senza, i servizi pubblici collasseranno. L’intelligenza artificiale non potrà mai sostituire il lavoro diretto di chi opera negli enti locali».

Secondo Flavio Gambini, segretario della Fp Uil Toscana «Il lavoro nei Comuni è diventato insostenibile, specie nei piccoli enti dove si è costretti a coprire più ruoli e con stipendi bassi. Chi entra vede l’ente locale come un trampolino verso realtà più vantaggiose, come ministeri o aziende. Le aree interne come la Garfagnana o la Lunigiana rischiano di rimanere senza servizi pubblici».

A fare il punto anche Andrea Nerini, segretario regionale della Cisl Fp Toscana: «Il contratto degli enti locali è oggi uno dei meno remunerativi dell’intera pubblica amministrazione. Le persone partecipano a più concorsi e poi lasciano i Comuni per agenzie fiscali, ministeri o addirittura aziende private che offrono condizioni economiche migliori».

Nerini evidenzia poi lo stallo sul rinnovo del contratto collettivo nazionale: «Come Cisl eravamo pronti a firmarlo, avrebbe portato 160-170 euro in più al mese, smart working esteso, buoni pasto da remoto e la possibilità di comprimere l’orario settimanale su quattro giorni. Ma altre sigle sindacali si sono opposte e la trattativa si è bloccata».

Infine, la questione delle esternalizzazioni: «Molti servizi prima gestiti dai dipendenti comunali ora sono affidati a cooperative. Noi chiediamo il contrario: reinternalizzare e assumere direttamente chi lavora in appalto. Anche questo contribuirebbe a riequilibrare i numeri reali del personale comunale».