GAIA PAPI
Cronaca

Nasi anti-puzza, il verdetto: "Valori moderati ma costanti". San Zeno è l’area più colpita

Chiusa l’indagine olfattiva voluta dal Comune dopo le proteste dei residenti. Il sindaco: "Lo studio è un atto concreto di attenzione alla qualità della vita".

Il sindaco Ghinelli mostra l’esito dello studio insieme all’assessore Sacchetti

Il sindaco Ghinelli mostra l’esito dello studio insieme all’assessore Sacchetti

Un’intera porzione di Arezzo respira peggio, o meglio, "sente" peggio. È quanto emerge dai risultati dell’indagine olfattiva condotta da Ecol Studio per conto del Comune, che ha mappato, nel corso di un anno, la presenza e la frequenza degli odori molesti in sei frazioni della città: San Zeno, Le Poggiola, Ponte a Chiani, Ruscello, Battifolle e Olmo.

A spiccare, per intensità e varietà di odori percepiti, è la zona tra Ponte alla Nave e l’area industriale di San Zeno. Qui, i nasi addestrati dei valutatori hanno intercettato praticamente tutte le matrici odorigene oggetto di studio: rifiuto umido, biofiltro, ammoniaca, solventi, fertilizzanti. Solo fognature e asfalto sembrano "risparmiare" quest’area, concentrandosi invece nella parte nord del territorio monitorato. Nonostante l’assenza di limiti normativi italiani per l’odore in atmosfera, i dati sono stati confrontati con gli standard europei, che fissano soglie di accettabilità dell’esposizione olfattiva.

Il risultato? Un livello di disturbo moderato, ma costante, che in alcune zone può compromettere la qualità della vita e contribuire a quella fastidiosa sensazione di disagio che non sempre si riesce a descrivere, ma che tutti, prima o poi, abbiamo "annusato".

Lo studio, durato dal 2 aprile 2024 al 31 marzo 2025, ha utilizzato la metodologia Field Inspection, basata su ispezioni in campo da parte di valutatori addestrati. I professionisti hanno rilevato, nelle ventiquattro ore e in tutte le stagioni, la frequenza con cui si percepivano specifici odori. Ma la vera novità è stata l’integrazione con total odour management, una piattaforma digitale che ha permesso ai cittadini di segnalare in tempo reale la presenza di odori molesti. Le loro segnalazioni hanno confermato, quasi in sovrapposizione, quanto rilevato dagli esperti. Segno che il naso – quando allenato – è un sensore affidabile, anche senza laboratorio.

"Questo studio è un atto concreto di attenzione alla qualità della vita dei cittadini", ha commentato il sindaco Alessandro Ghinelli. "Abbiamo voluto dare risposte scientifiche alle segnalazioni arrivate da anni da alcune zone. I dati emersi mostrano un’esposizione olfattiva diffusa ma con valori non allarmanti. È una base utile per valutazioni future e per eventuali azioni da parte di Asl, Arpat e Regione Toscana".

Sulla stessa linea l’assessore all’ambiente Marco Sacchetti: "Abbiamo scelto una metodologia rigorosa, riconosciuta a livello europeo, e coinvolto attivamente la popolazione. Questo ci ha permesso di fotografare con precisione la situazione in aree che da tempo segnalano criticità. Ora il quadro è chiaro e a disposizione di tutti gli enti competenti".

L’indagine ha anche un valore culturale: raramente le pubbliche amministrazioni scelgono di affrontare il tema degli odori con strumenti scientifici. Arezzo lo ha fatto, e lo ha fatto bene, con un approccio che unisce scienza, ascolto e trasparenza. Perché respirare bene non significa solo aria pulita, ma anche vivere in un ambiente in cui ogni respiro non sia una prova di resistenza. E in una città che ambisce alla qualità, anche gli odori contano.