MANUELA PLASTINA
Cronaca

Bimba rischia la vita per il morbillo. “Vaccino saltato per un viaggio, importante rispettare i tempi”

Bambina di 19 mesi in terapia intensiva al Meyer dopo un viaggio all’estero, adesso sta bene. L’infettivologa: “Non è una malattia banale e in molti Paesi copertura immunitaria in calo”

Operatrici sanitarie al lavoro in una immagine d’archivio

Operatrici sanitarie al lavoro in una immagine d’archivio

Firenze, 18 giugno 2025 – A 19 mesi ha rischiato la vita per quella che per molti di noi è una patologia «banale». Ma banale il morbillo non è: le sue conseguenze possono essere gravissime, anche mortali. La piccola non era vaccinata, nonostante il calendario vaccinale della Toscana preveda la prima dose tra i 12 e i 18 mesi. Una scelta non ideologica da parte della famiglia: dovevano partire per un viaggio all’estero e hanno deciso solo di rinviare l’inoculazione. «Alla fine uno o due mesi in più cosa possono cambiare?» avranno pensato. Ma il morbillo è altamente contagioso e ha colpito la piccola, in un Paese con un tasso di vaccinazioni più basso di quello italiano e con molti più casi in circolazione. Quando la piccola è tornata in Italia sono emersi i primi sintomi, tipici della malattia endemica. Poi la situazione è peggiorata fino a quella che è stata diagnosticata come una polmonite batterica. La bimba è stata portata al Meyer e ricoverata di urgenza: ci sono voluti ben 10 giorni di terapia intensiva e di intubazione, nonché tutte le competenze dei professionisti dell’ospedale fiorentino e le cure di terzo livello per poterla salvare. Dopo l’estubazione, la piccola paziente ha ancora avuto bisogno di supporto respiratorio non invasivo per alcuni giorni. Poi finalmente è arrivato lo scioglimento della prognosi e il ritorno in reparto. È salva e sta bene. Se la caverà. La polmonite dovuta a infezione polmonare da morbillivirus (questo il nome scientifico) si verifica in circa il 5% dei pazienti e può essere molto grave, soprattutto nei più piccoli. Nei neonati spesso è causa di morte. Ma i casi di conseguenze letali o permanenti sul paziente possono essere tanti, anche legati ad encefaliti. Meglio non rinviare, meglio seguire alla lettera il calendario vaccinale. Rischiare la vita per una malattia per la quale esiste un vaccino efficace, non vale proprio la pena. Sul caso è intervenuto anche il direttore della clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, Matteo Bassetti, che sulla propria pagina Facebook ha pubblicato un video. «Voglio parlare a quelle persone che non vaccinano i loro figli e che dicono che il morbillo è una malattia tranquilla, che non dà alcun tipo di problematiche, che si fa in piedi. Per quanto riguarda le complicazioni, nei bambini sotto i 5 anni, ogni tipo di complicazione colpisce due bambini su cinque e, complessivamente in tutte le età, uno su tre. Per quanto riguarda le ospedalizzazioni, nel complesso un caso su quattro. Può dare encefaliti in un caso su 500 e la polmonite può capitare in un bambino su dodici».

Professoressa Luisa Galli (responsabile Malattie infettive dell’Aou Meyer), si può morire di morbillo?

“Sì, seppure molto raramente, il morbillo può essere pericoloso soprattutto nei primi due anni di vita. Non è una malattia ’banale’, come molti pensano. Anche se le complicanze gravi non sono frequentissime, quando si presentano possono essere devastanti e potenzialmente letali, ad esempio la polmonite come nel caso di questa bambina, causata direttamente dal virus del morbillo, contro il quale non abbiamo una terapia specifica antivirale, sia da sovrainfezione batterica. E seppure raramente il morbillo può complicarsi con un’encefalite che può lasciare esiti permanenti sul sistema nervoso centrale”.

La piccola come sta?

“La sua è stata una situazione molto seria che ha necessitato di un ricovero di dieci giorni in terapia intensiva e ulteriori successive cure in ospedale. Ora possiamo dire che è salva”.

Perché la bambina non era vaccinata?

“Non per scelta ideologica della famiglia: anzi, i genitori sono molto attenti. Avevano solo rimandato di qualche mese il vaccino perché in partenza per un viaggio. Probabilmente pensavano che un rinvio non fosse pericoloso. Invece il tempismo è fondamentale: il calendario vaccinale è studiato con attenzione proprio per proteggere i bambini nei periodi della loro vita nei quali sono più vulnerabili”. Quando va somministrato il vaccino contro il morbillo? “La prima dose tra i 12 e i 15 mesi di vita. Prima non si può somministrare, se non in casi particolari, perché è un vaccino vivo ed inoltre perché nel primo anno di vita i bambini hanno ancora gli anticorpi materni, passati durante la gravidanza dalla madre al feto. Col tempo gli anticorpi svaniscono e il piccolo resta scoperto. Per questo è importante non rimandare la prima dose di vaccino che ha un’efficacia protettiva del 93%. La seconda, prevista tra i 5 e i 6 anni, è un richiamo che l’aumenta al 97%”.

Chi non è vaccinato tra adolescenti o giovani adulti cosa deve fare?

“Può chiedere di farlo o di effettuare un richiamo, se ha avuto una sola dose. Conviene sempre consultarsi col proprio medico curante per valutare come e quando farlo. Serve per noi, ma anche per gli altri, per proteggere i fragili, i bambini e le donne in età fertile”.

Appunto, donne fertili: se non hanno avuto il morbillo o non sono state vaccinate, cosa conviene fare?

“Sottoporsi a vaccinazione prima della gravidanza, in modo da proteggere se stesse e dare gli anticorpi per i primi mesi ai propri bambini. Si può fare un test per controllare il titolo anticorpale e valutare un recupero vaccinale prima della gravidanza”.

Stanno aumentando i casi di morbillo?

“Purtroppo tra pandemia da Covid e guerra, si è verificato un calo delle coperture vaccinali in molti Paesi. In Europa al primo posto per numero di casi c’è la Romania, seconda l’Italia con 1000 casi riconosciuti in un anno. Di questi, 334 solo dall’inizio del 2025 e nella metà si tratta di bimbi sotto i 5 anni. L’immunità di gregge si raggiunge con copertura oltre il 95%; in Europa oggi siamo all’89%, quindi sotto la soglia di sicurezza”.

E in Toscana?

“Siamo intorno al 97% di copertura vaccinale. Ma in altre regioni è molto più bassa. Basta un viaggio in Italia o all’estero per rischiare di contrarre una malattia molto contagiosa”.

Al Meyer avete avuto molti casi?

“Non molti, ma alcuni si sono verificati. Ognuno va preso sul serio”.

Il caso della bambina cosa deve insegnare?

“A rispettare il calendario vaccinale, non rimandare. Spesso viene fatto per sottovalutazione o proprio a causa di viaggi. Al limite meglio anticipare, ma sempre dietro consulenza del pediatra. È molto più sicuro vaccinare il bambino prima, piuttosto che rischiare una complicanza grave”.