FRANCESCO INGARDIA
Cronaca

Laura e il suo Gianni. Ricordi, orgoglio e presagi: “Diceva che sarebbe morto sotto un Tir”

Parla la moglie di Gianni Trappolini, il soccorritore della Misericordia morto dentro l’ambulanza nel tragico incidente in A1 di lunedì. “Lui sapeva di rischiare ogni giorno la vita”

Laura e il suo Gianni. Ricordi, orgoglio e presagi: “Diceva che sarebbe morto sotto un Tir”

Terranuova, 6 agosto 2025 – Servono cinque o sei squilli. La speranza è che dall’altra parte della cornetta ci sia qualcuno che abbia la forza di rispondere. La chiamata non va a vuoto. In casa Trappolini si sente un gran tambusto, la linea un po’ gracchia. Ma Laura risponde, chiedendo al suo corpo uno sforzo immane. Poi, dritta per dritta, la frase persino difficile da scrivere. “Gianni me lo diceva sempre: “Prima o poi morirò sotto un tir“”. Come fare ad aggiungere altro? Va fatto, è necessario. Perché dietro all’apocalisse di lunedì mattina in A1 c’è un mondo dietro.

Gianni Trappolini, una delle tre vittime nel maxi schianto in A1 di lunedì mattina Milite e dipendente della Misericordia di Terranuova Bracciolini da 35 anni
Gianni Trappolini, una delle tre vittime nel maxi schianto in A1 di lunedì mattina Milite e dipendente della Misericordia di Terranuova Bracciolini da 35 anni

Quello in lutto del volontariato, quello di una confraternita della Misericordia di Terranuova Bracciolini che ha perso due dei loro totem: Gianni Trappolini e Giulia Santoni. Rispettivamente, 35 dei 56 anni per il primo trascorsi indossando con passione e fierezza la divisa da soccorritore. E 10 dei 24 anni per la seconda. La famiglia di Santoni non parla. Una scelta pienamente da rispettare. Troppo dolore da esternare. Se non l’unica stoccata ’ai piani alti’ di Giancarlo Vecchi, compagno di Caterina, la mamma di Giulia. “Speriamo che questo fatto faccia riflettere certi cervelli in alto sulla pericolosità dei mezzi pesanti in autostrada”.

Laura, invece, riesce a gettare il cuore oltre l’ostacolo del lutto. Nonostante un contrappasso riservato al marito che di dantesco non ha niente, se non la crudele fatalità di una morte improvvisa e imprevedibile mentre l’interno era quello di sempre, salvare vite. “Non trovo le parole per descrivere cosa sta vivendo la mia famiglia”, confida la moglie di Trappolini a La Nazione. La figlia poco più che ventenne della coppia, Elena, “non sta bene”. Anche lei in Misericordia, “trascinata dal padre”, amica di Giulia da una vita. “Facevano coppia alle medie - aggiunge Laura -. Un mese fa erano insieme a Firenze a vedere il concerto dei Pinguini Tattici Nucleari.

Gianni rimarrà per sempre un totem per i suoi confratelli. I giovani militi “dovevano passare dai suoi ’nocchini’ in testa”. Qui la voce di Laura si spezza: “Era il babbo praticamente di tutti i volontari, se li prendeva come fossero figli suoi. Gli insegnava a guidare, se li portava sempre dietro, si riempivano di scherzi. Persino a casa, faceva cene di continuo, invitando tutti, non lasciava indietro nessuno”.

In via Dante Alighieri 1B, vigeva una regola ferrea tra i ragazzi: “Vengo in turno solo se c’è Gianni“. “Come no, facevano la lotta per fare i turni con lui. E si arrabbiavano quando avvenivano cambi imprevisti. E quando Gianni era a casa, la squadra in servizio passava sotto casa, sirena spiegata, solo per salutarlo. Era un uomo che amava il suo lavoro, anche nei momenti in cui non portava lo stipendio a casa. Non mi sono mai permessa di dirgli di trovarsi altro. Era la sua passione e come moglie non mi sono mai sentita di dirgli “cambia mestiere e stringiamo nel frattempo i denti“. Doveva fare ciò che desiderava fare. è stato giusto così”, ricorda Laura. Il prossimo aneddoto vien da sè: “il volontariato è fatto di gente comune che si fa un mazzo tanto dalla mattina alla sera. Sempre pronti per aiutare le persone che hanno veramente bisogno. Gianni fu chiamato per un servizio in abitazione. C’era una persona in arresto cardiaco. Mio marito massaggiandolo fece ripartire il suo cuore e stabilizzarlo per il trasporto in ospedale. Poco dopo quel signore non ce l’ha fatta. Ma al funerale, la figlia che aveva appena perso il padre si fiondò piangendo da Gianni per ringraziarlo: le aveva dato la possibilità di salutarlo per l’ultima volta. Tornò a casa devastato dal funerale, ma l’amore per il suo lavoro si alimentava con episodi come questi, seppur dolorosi.

Certo che morire salvando vite proprio non va giù. “è un’ingiustizia - chiude Laura, in lacrime -. Questa è la vita, si vede doveva andare così. Gianni mi diceva sempre che prima o poi sarebbe morto sotto un tir”. Maledetto destino.