LUCIA BIGOZZI
Cronaca

"Da Bertelli per dirgli grazie". Leboline tra ricordi e futuro

"Ha capito il senso della nostra richiesta, sarebbe bello incontrarlo e conoscerlo" "Quei giorni tra treni, bus e tegamini del pranzo": nel racconto rivive un’epopea .

Le Leboline al lavoro nei reparti. ai tempi d’oro della grande fabbrica

Le Leboline al lavoro nei reparti. ai tempi d’oro della grande fabbrica

"La sua lettera non solo ci conforta ma ci rassicura sul futuro dell’area Lebole". Le donne della grande fabbrica ora hanno il cuore più leggero e la garanzia che la loro traccia, la loro storia non sarà mai cancellata. Nè saranno recise le radici che legano la città allo stabilimento che negli anni d’oro della moda è stato il motore dello sviluppo economico. Le Leboline ora hanno il cuore più leggero perchè "Bertelli ha compreso perfettamente lo spirito della nostra richiesta" aggiunge Gabriella Salvietti, con una valigia piena di ricordi e battaglie nei trentacinque anni vissuti nello stabilimento alle porte della città. Conquiste non solo sindacali (ne è stata una battagliera rappresentante) ma sopratutto sui servizi. Come quando "andammo dai i sindaci dei trentanove comuni aretini per chiedere un impegno concreto sul trasportio pubblico. Buona parte delle cinquemila lavoratrici arrivavano da tutta la provincia e perfino da fuori, ma i mezzi di collegamento erano del tutto insufficienti. Ogni mattina si arrivava alla stazione di Arezzo con il treno poi c’erano solo due autobus dell’Atam per raggiungere lo stabilimento. Così molte di noi si incamminavano lungo la strada verso la fabbrica. Facevamo a piedi andata e ritorno".

Come la conquista "di una sala all’interno della fabbrica dove poter pranzare: all’inizio tutte portavamo il ‘tegamino’ da casa, poi arrivò la mensa e lì fu davvero una svolta per tutte noi". Bertelli studierà una forma per tradurre in concreto la richiesta delle Leboline: sì, in quell’immensa area ci sarà uno spazio dedicato a loro perchè "il segno del vostro impegno ed il contributo che avete dato per la crescita e lo sviluppo della comunità aretina non potrà mai essere cancellato", ha scritto l’imprenditore. E loro aggiungono nell’ultimo messaggio, carico di gratitudine: "Siamo certe che lei saprà trovare la soluzione migliore al problema che le abbiamo posto e che lo farà da aretino e da imprenditore, attento cioè alla storia della nostra città e al valore che tutti devono assegnare al lavoro".

E fin d’ora, pur rispettando i tempi e la volontà del manager, le Leboline sono disponibili a incontrarlo: "Saremmo felici di farlo per ringraziarlo direttamente e per conoscerlo", osserva Gabriella Salvietti. Lei prova a immaginare e rivela il suo sogno: "Mi piacerebbe che lì fosse realizzato un grande parco pubblico dove gli aretini possano incontrarsi e ricordare la storia della fabbrica e delle sue operaie. Ma ancora di più, mi piacerebbe che Bertelli potesse realizzare un Centro di ricerca e di formazione sulla moda, proprio per stabilire un collegamento con la grande tradizione manifatturiera che con il nostro lavoro abbiamo contribuito a creare e diffondere, non solo in Italia. Sarebbe bello poter vedere lì sfilate di moda, segno tangibile del genio creativo, dello stile, della bellezza". Fin qui il sogno di Gabriella: corre nel tam tam tra le Leboline dopo la risposta di Bertelli. Che riaccende ciò che i rovesci di una storia gloriosa hanno spento, ma è ancora vivo.