GAIA PAPI
Cronaca

"Cassa straordinaria anche per l’oro". Si alza l’appello alle istituzioni. Parrini: molte aziende in ginocchio

Il presidente della Consulta lancia l’allarme e chiede l’attivazione degli ammortizzatori sociali per il 2025 "La guerra tra Israele e Iran mette a rischio l’intera area, compresa Dubai che resta uno snodo chiave per l’export".

Gli imprenditori orafi chiedono l’attivazione della cassa straordinaria

Gli imprenditori orafi chiedono l’attivazione della cassa straordinaria

La flessione del 22,8% nella produzione orafa, registrata negli ultimi dati, è l’effetto visibile di un rallentamento annunciato. Lo si percepiva da tempo, ma ora si tocca con mano: il 2025 era partito bene, tuttavia ma le tensioni internazionali, le incertezze nei mercati e il venir meno di alcuni volani, come il caso-Turchia, hanno iniziato a pesare concretamente sull’intero comparto". Sono parole di Luca Parrini, che fino alla fine del mese guida la Consulta degli orafi. E Arezzo, cuore pulsante del distretto orafo italiano, non è immune dai segnali di rallentamento. Segnali che si leggono anche sul fronte occupazionale. "Sempre più aziende, nel territorio aretino, stanno avviando richieste di cassa integrazione per i propri dipendenti. Non è ancora possibile stimare con precisione il numero, ma la tendenza è netta: ciò che fino a pochi mesi fa sembrava un’eccezione, ora sta diventando una prassi diffusa" spiega Parrini. Nel frattempo, le associazioni di categoria stanno lavorando per ottenere un’estensione della cassa integrazione straordinaria, da portare almeno fino a fine anno. Un modo per resistere all’onda d’urto che ha investito - ma non travolto - un settore che ha avuto una crescita esponenziale e costante per diversi trimestri nelle esportazioni e che adesso, per la prima volta, registra una frenata. Anche se l’export della gioielleria continua a crescere rispetto all’andamento di altri distretti orafi italiani.

"L’auspicio è che, così come avvenuto per il settore moda, anche per la gioielleria si riconosca la necessità di un ammortizzatore sociale che consenta al tessuto produttivo di reggere l’urto". E non è solo una questione economica.

"Perché accanto alla pressione interna, si sommano le turbolenze geopolitiche. Il nuovo fronte di crisi tra Iran e Israele, che agita il Medio Oriente, mette a rischio proprio quella zona – Dubai in testa – che rappresenta uno snodo chiave per la distribuzione della gioielleria italiana. E quando le rotte commerciali vengono percepite come instabili, spostare una merce preziosa e costosa diventa rischioso, disincentivando investimenti e scambi".

C’è poi la questione del prezzo dell’oro che Parrini articola nel ragionamento sul trend del settore in un 2025 col freno a mano tirato. "Volatile per natura, il prezzo dell’oro ha raggiunto punte anche molto alte, per poi ritracciare. Un fattore in più che aggiunge instabilità in un mercato già in affanno. E se è vero che non si tratta di un crollo strutturale – il prodotto orafo italiano resta richiesto e apprezzato nel mondo – è altrettanto vero che oggi le aziende si ritrovano a fare i conti con problemi che non dipendono dalla qualità del loro lavoro".

Ed è proprio questo il nodo più amaro che il presidente della Consulta orafa richiama: "Essere penalizzati da dinamiche esterne, globali, che sfuggono al controllo locale. Il comparto orafo non produce pane né medicine, ma resta vitale per l’economia di un’intera provincia. E proprio per questo, la richiesta unanime è che la politica, a ogni livello, comprenda la necessità di supportare il settore, salvaguardando competenze, occupazione e futuro. Perché il tempo per aspettare, oggi, si sta esaurendo" conclude Parrini.