LUCIA BIGOZZI
Cronaca

Giorni da montagne russe. Dal grande volo dell’export alla frenata che fa tremare

Al raddoppio degli affari segue la cassa integrazione, ma il sistema vuole reagire. I padiglioni allo snodo: la corsa al bene rifugio, i nuovi mercati, la sfida dei titoli più bassi.

La fiera. rappresenta uno snodo per capire la tendenza del settore da qui a fine anno

La fiera. rappresenta uno snodo per capire la tendenza del settore da qui a fine anno

Si salvi chi può? Non è così. Dietro l’appannamento del gioiello, il made in Arezzo resiste e ancora sfoggia al petto la medaglia conquistata sul campo. Il 2024 è stato l’anno dei miracoli, in un campo dove le monete d’oro si sono moltiplicate esattamente come nella favola di Pinocchio. Percentuali di crescita che hanno spiccato il volo, il totale delle esportazioni salito oltre i sette miliardi di euro, ad un passo dalla soglia, reale e non psicologica, degli otto miliardi, raddoppiando gli affari dell’anno precedente. Ma come sulle montagne russe i risultati da "formichine" di una lunga stagione, rischiano di lasciare il posto a cadute verticali: ci sono mercati in difficoltà, perfino l’infrangibile Turchia, il volano dell’impennata nel 2024, sta cominciando a perdere colpi.

OroArezzo si va a posizionare proprio in questo vortice di salite e discese, tra le luci ancora scintillanti della città dell’oro. Parola d’ordine? Resistere, resistere, resistere. E la ciambella le aziende la chiedono a gran forza ai buyer. Non sono angeli custodi, sono operatori del mercato, costretti ad agire in un fiume di incertezze. Se devi fare degli ordini hai bisogno di certezze, esattamente quelle che il mercato ora ti nega, soprattutto sul fronte dei prezzi della materia prima. I dazi e il valore al grammo in altalena sono esattamente il contrario delle certezze e dell’altra parola che serve per correre: stabilità.

OroArezzo si gioca su questo piano inclinato: la tenuta dei mercati principali, in testa gli Stati Uniti di Trump e le porte dell’Oriente tra Dubai e Hong Kong, e la sirena verso nuovi protagonisti. Difficile pescare partner capaci di compensare chi oggi frena: l’Europa già dà tutto quello che può dare, i Paesi emergenti non possono fare i miracoli. Però tra i padiglioni va in campo la partita più importante. Decisa non solo da acquisti nero su bianco ma anche dalla capacità di una Fiera di aprire proposte nuove, di invogliare il mercato a ripartire appena fuori dalla contingenza. E in questo ambito le aziende potranno giocarsi le loro carte migliori.

La domanda di gioielleria a titoli più bassi in questi mesi ha provato a fare la differenza: non si può virare un mondo dai 18 ai 9 carati, però si può diversificare l’offerta in modo da pescare in due mari diversi, al punto giusto per far quadrare i conti. E così sul fronte degli accessori e della moda, l’altra faccia di OroArezzo, tra quelle alle quali punta forte sul tavolo "giallo" dell’oro, l’art director Beppe Angiolini. Il giusto mix tra i gioielli e il resto del look, una ricetta per intrigare chi nel mercato continua a investire e a spendere, specie in un momento di appannamento.

Mentre nel gioco delle montagne russe, tra le salite e le discese, resta un punto fermo: se la richiesta di bracciali, orecchini, anelli, rallenta, cresce la domanda di lingotti come bene rifugio. Le guerre e le incertezze che frenano gli acquisti diventano una moltiplicatore per tornare a scommettere sull’oro che pesa e quindi che conta.

La palude produttiva sulla quale si affacciano impaurite le cabine delle montagne russe, diventa nel mercato alternativo una richiesta quasi febbrile di appoggiarsi sull’oro per ricominciare a volare. E OroArezzo è qui, a giocarsi tutte le sue carte per far ripartire le 1200 aziende che compongono il mosaico di un sistema complesso e di un miracolo aretino.