
Turni orari massacranti, pagati pochi euro all’ora e senza i corretti dispositivi di sicurezza: così alcuni operai raccontano il loro lavoro nelle aziende aretine
Un quadro a tinte scure quello che dipinge l’inchiesta del programma Rai Far West, che nella puntata di venerdì sera ha mandato in onda uno speciale tutto aretino sui "nuovi schiavi dell’oro", puntando il dito sullo sfruttamento del lavoro a basso costo nel mercato dei preziosi. A poche ore dal taglio del nastro dell’edizione 2025 di Oro Arezzo, la trasmissione condotta da Salvo Sottile indaga nelle dinamiche del lavoro operaio in alcune aziende orafe aretine. A fingersi ora in cerca di lavoro come operai orafi, ora imprenditori interessati ai prodotti di lavorazione, ci sono gli inviati dal giornalista Carmine Gazzani, che raccoglie testimonianze dirette.
Nell’inchiesta si parla di orari stremanti e paghe da fame. "Sul contratto c’è scritto 4 ore, ma io ne lavoro 11". "13 ore al giorno per 300 euro al mese". E ancora, turni nel weekend, settimane senza stop e compensi tutt’altro che regolari. A parlare ai microfoni di Rai 3 sono operai, spiega Gazzani, perlopiù di origine bengalese, che testimoniano con volto e voce oscurati per paura di perdere il lavoro: "A fine giornata mi esplode la testa - racconta uno di loro - ho mal di schiena e dopo un anno di lavoro sto anche perdendo la vista. Spesso mi lacrimano gli occhi e ho anche difficoltà a respirare".
Tra le questioni sollevate c’è anche quella della sicurezza. I materiali perlopiù oro e argento, sono spazzolati, saldati e colorati con prodotti chimici da cui gli operai dovrebbero proteggersi. Uno racconta: "Mi occupo della saldatura e del montaggio di collane e orecchini. Sto tutto il giorno davanti a una fiamma e a una cappa che dovrebbe aspirare ma che non funziona". Sullo schermo un mondo sommerso di sfruttamento su cui si espone anche l’avvocato David Faltoni, che spiega come a fronte di contatti regolari, i titolari trovino escamotage per dichiarare, nelle buste paga dei dipendenti, meno giorni e ore di lavoro.
Anche attraverso finte assunzioni part time. Capita che "un lavoratore regolarmente assunto a fine mese indichi la metà delle presenze. Un’altra tecnica è quella di andare in banca a cambiare assegni". Per compensi di cui solo una parte finirebbe nelle tasche del lavoratore.
Serena Convertino