GAIA PAPI
Cronaca

Caldo, l’agricoltura trema. Ortaggi e frutta a rischio: “Manca la manodopera”

Le temperature estreme minacciano le coltivazioni e stressano gli allevamenti. Il settore vitivinicolo paga anche la crisi dei mercati: vendite giù e prezzi bassi. Betti (Coldiretti): “Resistiamo, ma senza acqua e lavoratori il danno è inevitabile”

Gli arrivi dall’estero non bastano a saziare la sete di manodopera dei campi

Gli arrivi dall’estero non bastano a saziare la sete di manodopera dei campi

Arezzo, 1 luglio 2025 – Il caldo torrido che ha investito l’Italia in queste settimane preoccupa anche l’agricoltura aretina. Ma per ora, senza lanciarsi in allarmismi, si può parlare di una situazione “sotto controllo”. A dirlo è Raffaello Betti, direttore di Coldiretti Arezzo, che fa il punto tra colture, clima, insetti e manodopera.

“Per adesso – spiega – la situazione non è drammatica. La frutta resiste, anche grazie all’irrigazione di soccorso, dove disponibile. E abbiamo la fortuna di poter contare sull’acqua di Montedoglio che ci aiuta molto. Anche i vigneti non sono ancora in sofferenza. Ma se il caldo dovesse proseguire per tutto luglio e agosto, allora sì, potrebbero iniziare i veri problemi”.

A risentire di più delle alte temperature, spiega Betti, sono gli animali negli allevamenti, sottoposti a stress termici difficili da mitigare. E poi ci sono i timori legati alla viticoltura: “Il settore del vino è in sofferenza, non solo per il caldo. I problemi sono economici: prezzi bassi, vendite in calo, un mercato bloccato da guerre, dazi e incertezze globali”.

Intanto, nelle campagne di Cortona e Castiglion Fiorentino sono già partiti i controlli contro la mosca olearia, una minaccia per la prossima campagna olearia. “Siamo nella fase iniziale – dice Betti – ma l’attenzione è massima. Ringrazio i Comuni che ci sostengono in questa attività. La prevenzione, anche con il caldo, è fondamentale”.

Se le colture da pieno campo come grano e cereali hanno finora tenuto bene, anche grazie a un meteo tutto sommato stabile in fase di raccolta, lo stesso non si può dire degli ortaggi della Valdichiana. Qui la questione è strutturale: “Ci servono impianti irrigui moderni e finanziamenti nazionali. I progetti ci sono, ma serve il sostegno concreto per evitare emergenze future. Oggi ci arrangiamo, usando l’acqua di Montedoglio grazie ai contratti con Acquedotto del Fiora e Acquedotto Toscano, che ringraziamo. Ma non basta”.

E se l’acqua è questione prioritaria, altrettanto urgente è il problema manodopera: “Anche quest’anno – ammette Betti – è un nodo critico. Senza lavoratori stagionali non si raccoglie. Le semplificazioni amministrative esistono solo in teoria: la burocrazia blocca gli ingressi regolari. Abbiamo richieste fatte lo scorso anno ancora ferme. Il paradosso è che spesso conosciamo i lavoratori, perché tornano ogni stagione, ma non riusciamo a farli entrare in tempo”.

Un problema annoso, che non è più rinviabile. “La natura non aspetta. Le piante maturano, le raccolte si fanno in una finestra temporale precisa. Se perdi quel momento, il danno è fatto”. Infine, uno sguardo al futuro prossimo. Se luglio proseguirà con temperature estreme, Betti non esclude difficoltà più serie: “In quel caso, a rischio sarebbero le uve, i frutteti, la produzione orticola estiva. Per ora teniamo, ma serve preparazione. L’agricoltura non può più vivere alla giornata”.

Sotto il sole cocente, gli agricoltori aretini incrociano le dita. Ma chiedono anche risposte, impianti, manodopera, risorse. Perché la terra, per continuare a dare frutti, ha bisogno di acqua, di braccia e di certezze.