
Per Confcommercio il fenomeno sottrae migliaia di abitazioni al mercato residenziale
di Giulia Prete
La Versilia, regina dell’estate toscana, si ritrova oggi al centro di una battaglia che va ben oltre ombrelloni e spritz al tramonto. Dietro le sue case vacanze sempre più richieste – ma sempre meno abitate dai residenti – si sta consumando un cambiamento profondo che divide istituzioni e operatori del settore: il boom degli affitti brevi.
Un fenomeno esploso in tutta la Toscana, dove – secondo i dati aggiornati al 21 luglio scorso – solo il 25% dei 67.633 Codici identificativi nazionali (CIN) risulta intestato a imprese con partita Iva. Il restante 75%? Bed and Breakfast non professionali e locazioni turistiche. Un cambio di rotta che, secondo Confcommercio Toscana, rischia di trasformare il turismo in “pura economia della rendita”.
"Le imprese garantiscono occupazione, tasse e qualità – commenta il direttore Franco Marinoni – se il turismo diventa solo affitto, si perde ricchezza condivisa e si mina il tessuto delle comunità locali".
Anche in Versilia, come nel resto della regione, l’alta redditività degli affitti brevi ha sottratto migliaia di abitazioni al mercato residenziale, alimentando spopolamento e disagio abitativo. Marinoni invoca un intervento deciso: "Non è solo questione di concorrenza asimmetrica, tra imprese tradizionali che sostengono costi elevati e affitti brevi che operano con costi minimi, creando una competizione sleale. L’eccessiva frammentazione dell’offerta impedisce anche una strategia turistica unitaria e svuota i centri abitati. Serve quindi una regolamentazione nazionale e strumenti urbanistici per i Comuni, altrimenti sarà il caos".
Ma chi lavora nel settore delle locazioni brevi non ci sta. Lorenzo Fagnoni, presidente di Property Managers Italia, difende il comparto: "Basta demonizzare. Dietro molti annunci ci sono agenzie, addetti alle pulizie, manutentori: è economia reale", afferma.
"Dire che i privati che affittano non pagano le tasse e non portano benefici è falso", aggiunge, puntando il dito anche contro le catene alberghiere.
"Anche loro trasformano appartamenti in strutture turistiche, secondo il modello apartahotel. Perché nessuno ne parla?"
Fagnoni sottolinea inoltre il valore economico che le locazioni brevi rappresentano per tante famiglie: "La verità – aggiunge – è che per tante famiglie italiane affittare una seconda casa rappresenta un’integrazione fondamentale al reddito. In un momento storico in cui gli stipendi sono più bassi della media europea. Non è speculazione, è sopravvivenza economica. Privare i cittadini di questa possibilità solo per avvantaggiare una categoria sarebbe un danno sociale enorme".
Per lui, la sfida non è mettere imprese e privati gli uni contro gli altri, ma creare un sistema normativo equo e trasparente:
"Questo è il quadro generale a cui dovremmo guardare, invece di portare acqua al proprio mulino dimenticando il prossimo".
E adesso? Ignorare il fenomeno, sicuramente, non è più un’opzione. Il bivio è chiaro e si dovrebbe voler puntare a un turismo sostenibile, legale e soprattutto capace di generare valore vero, per tutti. La partita è aperta. E stavolta, in gioco non ci sono solo le case, ma il futuro stesso del turismo italiano.