
Il ministro della giustizia Carlo Nordio ieri al «Caffè» è stato intervistato dal giornalista Stefano Zurlo
Portare a termine la riforma per la separazione delle carriere, svuotare le carceri, snellire i processi aumentando l’organico dei magistrati. L’agendina del ministro della giustizia Carlo Nordio darà priorità a questi temi, come il Guardiasigilli ha annunciato ieri al "Caffè" della Versiliana, intervistato dal giornalista Stefano Zurlo.
Innanzitutto la riforma: arriverà in Senato il 22 luglio, poi ci sarà una doppia lettura tra settembre e novembre e infine, forse, un referendum. "Personalmente spero si faccia – dice Nordio – perché è bene che su una materia così delicata e complessa si pronunci il popolo italiano. Potrebbe arrivare la prossima primavera. Nessun ’sacrilegio’ verso la Costituzione: i pm resteranno liberi e indipendenti. Pochi credevano che avremmo fatto questa riforma, ma la faremo".
E per snellire i processi Nordio ricorda di aver indetto cinque concorsi in due anni: "In questo modo, per la prima volta, colmeremo l’organico dei magistrati: ne abbiamo 10.500, ma in servizio meno di 9mila. Il problema è che alcuni processi si ’clonano’ e continuano per l’eternità".
A proposito di durata dei processi, il ministro ha biasimato quella del caso Garlasco: "La vicenda, in ogni modo, finirà male perché c’è un condannato che si è fatto già 10 anni di carcere ma ora emerge che forse lui non è il colpevole. E poi dopo 18 anni fare un esame del Dna la vedo dura da dimostrare. La lentezza dei processi a volte dipende anche dal fatto che non ci si vuole arrendere all’evidenza. Stasi è stato assolto in primo e secondo grado e poi condannato: già questa era una distonia".
Infine le ricette contro il sovraffollamento delle carceri: "Abbiamo una capienza di 50mila persone, ma in realtà ce ne sono 60mila di cui 20mila stranieri. Ci sono 10mila persone che potrebbero godere della detenzione alternativa, tra cui i domiciliari, perché si stanno comportando bene: togliendone 5mila saremmo a buon punto. Poi ce ne sono 15mila in custodia cautelare, ma in genere la metà viene assolta: basterebbe interrogarli, forse 5-6mila sarebbero rimandati a casa. Inoltre su 25mila tossicodipendenti la metà potrebbe finire in comunità. E su 20mila stranieri la metà potrebbe espiare la colpa nel paese d’origine. Facendo due conti otterremmo un gran risultato. L’alternativa è costruire nuove carceri, ma la burocrazia ti fa passare la voglia, ci vorrebbero troppi anni".