
Tantissime le persone e i ragazzi che si sono stretti intorno al giovane e alla sua famiglia. Un volo di palloncini bianchi, un lungo applauso e una promessa: "Non ti dimenticheremo mai" .
"Per sempre con noi..." Questa promessa di eternità era raccolta dentro allo striscione che ha accolto il feretro bianco di fronte alla chiesa della Resurrezione; ed espressa negli occhi, in cui si ritrova il mondo intero, di tutti i ragazzi e le ragazze del Varignano. Quartiere che ieri si è stretto intorno Anthony Mantia, vittima all’alba dei suoi vent’anni di un incidente in scooter, in cui è rimasto gravemente ferito anche l’amico Aimen, per un saluto. Che non sarà l’ultimo. Perché “Anthony vive“. È scritto ovunque: sull’asfalto, sui muri, sulle bacheche social, nella forza di chi ha portato a spalla il peso di un addio, in una fotografia stampata su un maglietta che si posa sul cuore, nel gesto d’amore che i genitori di Anthony hanno fatto nel momento più difficile, credendo nella “vita oltre la vita“.
"Mi ha colpito questa frase, “Anthony Vive“, che ho letto spesso in questi giorni" ha detto don Luca Andolfi, cercando, condividendo e trovando le parole per stringere una comunità ferita dalla perdita di un figlio. "“Anthony vive“ perché – ha spiegato il parroco – nessuno muore sulla terra finché vive nel cuore di chi resta. E gli amici che in questi giorni ho avuto modo in incontrare, il ricordo di Anthony – che è fatto di risate e di silenzi, di confidenze e di avventure, di sogni e anche paure – lo porteranno per sempre con loro, in ogni tappa che vivranno". Ma “Anthony vive“ perché è stato vita e speranza anche dopo l’addio, "Grazie alla scelta, dolorosa e coraggiosa, che i suoi genitori hanno preso. Acconsentendo – ha ricordato il parroco – alla donazione degli organi del figlio, attraverso i quali hanno permesso ai medici di aiutare ad altre persone. Vive con loro Anthony". E per Don Luca, per la comunità dei fedeli, "Anthony vive anche nel cuore di Dio". Così, citando il Vangelo di Giovanni, il parroco del Varignano ha invitato a non fare prevalere la paura e la rabbia, per un perdita ingiusta. "So che immaginate Anthony lassù, da qualche parte", brillare nella luce più luminosa, "E non abbiate paura – ha detto – perché Anthony è lì, dove lo cercate. In paradiso".
Ed è pure qui, "nel vento". Proprio come una carezza fresca i bambini dell’oratorio “È più bello insieme“ immaginano oggi Anthony, che, come loro, sui campini dello “Zappelli“, ha corso quando era un ragazzino. E così lo rivede ancora oggi Athos Catassi: "Un uragano pieno di energia". Sembra ieri, e invece Anthony era diventato ormai un giovane uomo. Che lavorava sodo per costruire il suo futuro, che aveva imparato ad innamorarsi, ad essere punto di riferimento per i suoi fratelli, una spalla per gli amici, e anche un sostegno per sua mamma, Federica. Che, in quella chiesa piena da togliere il respiro, in quegli applausi così forti da coprire il silenzio che resta nel vuoto, in tutte quelle lacrime impossibili da trattenere, ha potuto misurare tutto il patrimonio d’affetto che suo figlio ha seminato nei vent’anni che ha vissuto.
Non c’è consolazione, ma può diventare una forza la consapevolezza di avere cresciuto un "ragazzo d’oro". Che vivrà, in ogni gesto d’amore. Questo è ciò che lascia Anthony ai suoi affetti e ai suoi coetanei, imparare a vivere senza riserve. "Senza sprecare nemmeno un giorno", come ha sottolineato don Luca, prima di lasciar partire Anthony per l’ultimo viaggio. Attraverso le strade del suo quartiere, tra una nuovola bianca di palloncini lasciata volare in cielo per provare a raggiungerlo. Ancora una volta...
Martina Del Chicca