
Soccorritori tra le macerie dopo le scosse che hanno devastato l’Abruzzo
Erano stati accusati di associazione per delinquere, tentata estorsione, falso ideologico, corruzione della pubblica funzione, induzione indebita e turbata libertà degli incanti. In sette, tra pubblici ufficiali, tecnici progettisti e imprenditori furono raggiunti da una misucra di custodia cautelare nell’ottobre del 2016. Tra i sette destinatari della misura all’epoca, l’imprenditore di Assisi, Stefano Roscini, già presidente di Apifidi, Giampiero Piccotti, 80 anni, ex colonnello dell’Esercito, e Angelo Riccardini, geometra, entrambi di Gubbio. Ieri, il tribunale di Pescara, ha assolto tutti gli imputati. "Dopo dieci anni dalla vicenda, cinquanta udienze è stata confermata l’estraneità ai fatti contestati degli imputati, assolti perché il fatto non sussiste" afferma l’avvocato Pietro Gigliotti che assiste Roscini, "È stata una lunga battaglia giudiziaria che ha dimostrato come le accuse al mio assistito fossero insusussistenti come sostenuto dall’inzio di questa vicenda" ha aggiunto ancora.
L’inchiesta, condotta dalla Procura della Repubblica di Pescara, si era concentrata sulla gestione della ricostruzione post sisma in Abruzzo, in particolare su quella degli edifici privati nei Comuni di Bussi sul Tirino e sulla scuola elementare di Bugnara, a L’Aquila. Secondo l’accusa il cosiddetto “Piano Abruzzo“ avrebbe permesso di concentrare su alcune figure li incarichi di progettazione degli aggregati edilizi del cratere, creando una sorta di monopolio sull’affidamento dei lavori. Una posizione privlegiata che, sempre per l’accusa, sarebbe stata garntita da pubblici uffiali e tecnici dei consorzi privati aventi diritto alla ricostruzione finanziata dallo Stato che, dietro pagamento illecito avrebbero garantito l’affidamento dei lavori. Un maxi affare, secondo quanto venne ricostruito all’epoca, di circa 29 milioni di euro. Nell’ottobre 2016, nel momento in cui scattarono i provvedimenti disposti dal gip di Pescara, vennero sequestrati 331mila euro, ritenuti i “compensi“ destinati a far muovere gli ingranaggi. Dal 2016 al 2025 per arrivare all’assoluzione.