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Estorsione con metodo mafioso: chiesto il carcere per Maria Concetta Riina, figlia del defunto boss di Cosa Nostra

Il provvedimento del Tribunale del Riesame di Firenze (ancora non esecutivo) riguarda anche il marito Antonino Ciavarello. Avrebbero estorto denaro a due imprenditori toscani

Maria Concetta Riina (Ansa/Epa)

Maria Concetta Riina (Ansa/Epa)

Firenze, 27 giugno 2025 – Sono accusati di aver estorto denaro a due imprenditori toscani. Per questo, il tribunale del Riesame ha disposto la misura cautelare in carcere per Maria Concetta Riina e Antonino Ciavarello, rispettivamente figlia e genero del defunto capo di Cosa Nostra Salvatore Riina, indagati in concorso per estorsione aggravata dal metodo mafioso e di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. La procura di Firenze aveva chiesto la misura, rigettata però dal gip. Ora il Riesame l'ha disposta ma non è esecutiva fino a quando non sarà definitiva dopo la pronuncia della Cassazione.

Il tribunale del Riesame ha accolto l'appello della procura ritenendo fondato il pericolo di inquinamento probatorio e il pericolo di reiterazione del reato e sussistenti i gravi indizi di colpevolezza dei reati contestati agli indagati e dell'aggravante del metodo mafioso. I fatti contestati risalgono ad agosto 2024. Maria Concetta Riina e Antonino Ciavarello, secondo quanto ricostruito dai carabinieri del Ros diretti dalla Dda di Firenze, avrebbero inviato, riporta una nota della Procura, "pressanti e minacciose richieste di denaro che hanno sortito l'effetto voluto tanto da costringere uno dei due imprenditori a consegnare all'indagata anche una somma di denaro". In particolare Ciavarello in quel periodo, nonostante fosse rinchiuso in un penitenziario, riusciva a inviare con un cellulare messaggi alla moglie e ai due imprenditori.