
L’indagine è stata condotta dalla. Guardia di Finanza
Tre Comuni, Città di Castello, San Giustino e Citerna, due associazioni e due aziende, (Esa e la stessa Sogepu) hanno formalmente richiesto ieri mattina di costituirsi parte civile nel procedimento che coinvolge, con le accuse di corruzione ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, gli ex amministratori di Sogepu Cristian Goracci e di Ece Antonio Granieri. Quest’ultimo era presente in aula ieri mattina in tribunale a Perugia per l’udienza preliminare mentre Goracci non c’era. A chiedere la costituzione di parte civile sono state Sogepu, il comune di Città di Castello (socio di maggioranza) e quelli di San Giustino e Citerna; la società Esa di Gualdo Tadino, l’associazione Castello Cambia e il Comitato Umbria Rifiuti Zero. Ogni parte ha depositato, tramite i propri legali, un fascicolo a sostegno della propria richiesta: l’ammissibilità verrà valutata nel corso della prossima udienza, fissata tra un mese (il 15 di ottobre).
Ieri mattina in tribunale a Perugia anche gli avvocati di Goracci e Granieri hanno messo agli atti alcuni documenti che compongono un fascicolo di indagini difensive che verranno valutate dal giudice per l’udienza preliminare. Granieri, attraverso i propri legali, avrebbe inoltre anticipato la volontà di avvalersi del rito abbreviato, mentre da parte degli avvocati di Goracci per ora nessuna intenzione è stata manifestata in tal senso. L’inchiesta nasce dall’appalto da 315 milioni di euro per la gestione del ciclo di rifiuti nei comuni dell’Alta Umbria. Appalto che, a margine di una gara lunga e tortuosa nell’ambito della quale sarebbe maturato il rapporto corruttivo tra Goracci e Granieri, era stato poi assegnato a Sogeco, società di cui la privata Ece è socia di maggioranza e la pubblica Sogepu di minoranza. Secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini svolte dalla guardia di finanza e coordinate dal procuratore di Perugia Raffale Cantone, l’allora amministratore unico di Sogepu Goracci - per agevolare la partecipazione di Ece al bando - avrebbe ricevuto una tangente da 750 mila euro elargita da Granieri attraverso un giro di fatture giustificate come "consulenze" fasulle. La vicenda ha avuto importanti ripercussioni anche in termini politici a Città di Castello dove alimenta un dibattito che va avanti da mesi.
Cristina Crisci