
Sedici anni di battaglie legali poi l’ultima parola del Consiglio di Stato L’attività di Eurocar è stata trasferita: officina a Passignano e carrozzeria a Tuoro .
Del capannone non resta che un cumulo di detriti. L’edificio dove l’attività della Eurocar di Passignano è stata fiorente per anni è stato demolito. In poche settimane è stato raso al suolo e il lavoro di chi ha dedicato 29 anni della propria vita a questa attività dovrà ripartire da zero. Ci sono stati 16 anni di battaglie legali, 11 ricorsi tra Tar e Consiglio di Stato, 5 proprietari (banche che hanno gestito il leasing) del terreno dove sorgeva l’ormai noto “capannone della discordia“.
"È un momento difficile – avevano spiegato a La Nazione i titolari – ma vogliamo affrontarlo con lo stesso spirito che ci ha accompagnati in tutti questi anni: la voglia di andare avanti e di non fermarci qui". E così stanno facendo, con l’attività che è ripresa a Passignano con l’officina e a Tuoro con la carrozzeria. Il capitolo più recente della vicenda era stato scritto con il pronunciamento del Consiglio di Stato, pochi giorni prima di Natale, con cui sono stati definitivamente respinti i ricorsi avversi alla sentenza di demolizione del capannone.
In poche parole: il capannone era illegittimo perché privo di titoli fin da quando è stato costruito, abuso che non poteva essere sanato, nonostante il Comune ci avesse provato in tanti modi, alcuni dei quali ritenuti illegittimi dai giudici amministrativi. Il nuovo Piano regolatore ha cambiato la destinazione d’uso del terreno e anche se, per assurdo, al posto di quell’edificio già oggi potrebbe anche essere subito ricostruito, l’abuso andava demolito. Se la demolizione non fosse avvenuta l’edificio sarebbe diventato patrimonio comunale che l’amministrazione avrebbe potuto destinare a un fine pubblico. Ma invece con una rapidità che raramente si è riscontrata nei casi di abusi edilizi le ruspe hanno già fatto il loro lavoro.
Tutto era nato nel 2009, quando il Comune aveva rilasciato un permesso a costruire su quel terreno: il confinante fece ricorso e il Tar lo accolse, perché quella particella prevedeva la destinazione a pubblico servizio. Il Comune andò avanti lo stesso, il capannone venne realizzato da una società di leasing e destinato all’autofficina. La perseveranza del Comune proseguì con una variante al Prg che modificava la destinazione urbanistica dell’area, anche stavolta i confinanti si opposero e la variante venne annullata dal Tar nel 2016. Nel frattempo il Comune è stato chiamato a risarcire il privato per il danno riconosciuto.