Laura Valdesi
Siena

La storia di Nadia, stella del para-climbing: “Passione bruciante, sfido me stessa”

La campionessa Bredice il 17 settembre parte per il mondiale in Corea. “Una malattia degenerativa mi ha tolto la vista”

Siena, 13 settembre 2025 – “E’ stata una scelta forte. Mi sono trasferita per amore dell’arrampicata in Trentino, ad Arco.

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Nadia Bredice, campionessa italiana lead di paraclimbing, oltre ad essere la stella a livello mondiale

Dentro di me si è acceso un fuoco incredibile. Una motivazione fortissima. La mia passione più grande e bruciante, anche se il canto e la musica restano importanti”. Ha già vinto tante medaglie Nadia Bredice, senese, 37 anni, campionessa italiana lead di para-climbing. Arrampicata sportiva per disabili. Che l’ha vista mietere allori in Coppa del mondo e a livello internazionale.

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“La competizione? E’ più contro me stessa, la sfida. Serve testa libera e scalare con la calma, in una sorta di bolla di concentrazione”, spiega Nadia. Che poi ammette: “L’arrampicata mi ha dato una nuova vita che non avrei immaginato. Al contempo mi ha messo alla prova. Stare attenta alla respirazione, conservare la forma fisica e soprattutto mentale”.

All’inizio frequentava Giurisprudenza a Siena.

“Da piccola la San Bernardino, quindi il Monna Agnese e l’UNiversità. Avevo dato molti esami, poi c’è stata una malattia degenerativa che mi ha tolto la vista”.

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Come arriva all’arrampicata?

“Ho fatto tantissime cose nel mezzo, a partire dal volontariato sociale all’Unione ciechi. Ho cantato, da piccola avevo studiato al Siena jazz. Ho insegnato, sia privatamente che alla Filarmonica di Monteroni”.

Poi una sorta di fulminazione.

“Per caso, grazie ad amici. La prima volta fu in una palestra di Arezzo, era il 2017. Scendi e ti fanno male muscoli che non pensi di avere. Poi ho seguito un corso di arrampicata verticale e nel dicembre 2018 la gara che ha rotto il ghiaccio”.

Come riesce a scalare?

“Ho necessità, in occasione delle competizioni, di una persona che mi guida nei movimenti nel miglior modo possibile e nel minor tempo possibile. Sembra che sia uno sport prettamente adrenalitico e di rischio. Invece per me è stato qualcosa che mi riconduceva ad un momento meditativo, di concentrazione del corpo. Di equilibrio. E’ una danza”.

Addirittura.

“Esatto. Richiede forza, tecnica e testa”.

E’ stata seguita sempre dalla stessa persona?

“Ho cambiato molti allenatori. Se intraprendi un percorso agonistico devi trovare persone preparate. Non sempre si viene presi sul serio...”

Ma siamo nel 2025...

“E’ difficile eliminare il pregiudizio che un disabile possa svolgere attività agonistica a livelli alti”.

Perché in Trentino?

“Qui ci sono strutture adeguate ed allenatori molto preparati. Uno staff di notevole livello. Mi alleno circa 18 ore alla settimana, faccio parte dell’Asd Arco Climbing, la Federazione (Fasi, ndr) un punto di riferimento”.

Che rapporto ha con la sua guida?

“Di amicizia, oltre che professionale. Una bella intesa, un incastro profondo. Si chiama Sonia Cipriani. Ha iniziato con me. Ci siamo conosciute a inizio 2021. Dovevo fare una gara, la guida mi dette buca due settimane prima. Ci abbiamo provato ed è partita una stagione incredibile”.

Campionato italiano, poi la coppa del mondo paraclimbing a Innsbruck.

“Presi il bronzo. La mia specialità è la lead. Ho pianto un sacco per quella medaglia. Mi sono commossa tantissimo”.

Sul podio è salita tantissime volte.

“Lo stesso anno terza al mondiale. Nella stagione 2024 e anche nell’attuale ho preso l’oro in tutto. Campionessa italiana lead, ho vinto due Coppe del Mondo. Adesso c’è il Mondiale da fare che sarà a Seul, in Corea. Parto il 17 settembre”.

Dove vuole arrivare Nadia.

“L’obiettivo erano le Paralimpiadi del 2028 in cui, per la prima volta, sarà inserita la specialità. Ma ad ora hanno scelto la categoria ciechi totali maschi e cieche parziali donne. Dunque non la mia, tuttavia vediamo che accade da qui a tre anni”.

Vero che fa arrampicata anche sulla roccia?

“Scalare la montagna, scoprire, anche con il tatto, l’ambiente. Una sensazione bellissima”.

Che voto si dà per il percorso di vita che ha fatto sfidando la disabilità?

“Sono molto critica con me stessa. Però direi un 8 pieno”.