
L’intervento di Francesco Carbone, segretario aziendale Anaao Assomed dell’Asl Toscana sud est; in platea l’assessore regionale al diritto alla salute Simone Bezzini
Numeri che mettono nero su bianco le criticità della rete ospedaliera nell’Asl Sud Est, ma anche proposte per migliorare la qualità della vita dei professionisti sanitari e degli utenti: Anaao Toscana ha reso noti i risultati del sondaggio effettuato tra i professionisti sanitari del territorio e i dati disponibili sulle piattaforme di settore in merito alle prestazioni aziendali. La survey ha fotografato un quadro tutt’altro che rassicurante, in particolare per quanto riguarda i pronto soccorso, in difficoltà per numero di accessi, con un tasso di quelli inappropriati di quasi il 41 per cento (36 per cento la media regionale, 22 la nazionale). L’iperafflusso si scontra poi con l’incapacità del sistema di ricoverare chi ne hanno bisogno, essendo i posti letto inferiori a quanto previsto di circa 180 per i ricoveri ordinari e 169 per la lungodegenza/post-acuzie.
"L’organizzazione della rete – spiega Francesco Carbone, segretario aziendale Anaao – ha ricadute sul lavoro dei professionisti, soprattutto in questa fase di grande carenza, in particolare in alcuni asset come il pronto soccorso, la cardiologia o la radiologia. La qualità del lavoro dei professionisti è legata alla sicurezza delle cure: un professionista stressato, disagiato, eroga cure di qualità più bassa o ricorre più spesso alla medicina difensiva che amplia i costi della sanità". "La crisi dei pronto soccorso è evidente negli ospedali più grandi – aggiunge Carbone –. Nei cinque maggiori dell’Usl Sud Est, Campostaggia, Nottola, Grosseto, Arezzo e Montevarchi, ci sono deficit di organico: calcolati sul numero di accessi, mancano una trentina di medici, 7-8 sul territorio senese, figure sostituite da attività aggiuntive che sono un costo in più. La quantità enorme di accessi impropri è per la mancanza di filtro da parte dei medici di base, soverchiati da attività burocratiche e amministrative".
Nella provincia di Siena i maggiori problemi sono ad Abbadia. "Essendo l’ospedale in una zona disagiata è poco attrattivo per i professionisti – evidenzia Carbone –, pur aderente alla norma. Andrebbe potenziata la rete della medicina interna".
"La carenza di organico – chiude – è dovuta alle scarse risorse, ma anche a una scarsa disponibilità di professionisti: i giovani difficilmente accettano di lavorare in un posto con una bassa casistica, senza crescita professionale. Serve una riorganizzazione anche sulla base degli sviluppi tecnologici. Con l’età media della popolazione elevata e molte zone del territorio a bassa densità, va pensata una sorta di ospedale diffuso, riducendo il pendolarismo e favorendo attività in remoto".