LUCIA BIGOZZI
Cronaca

Pronto soccorso: emergenza solleone. 200 arrivi al giorno, pochi medici: ‘Siamo sotto pressione’

Primario: “Sono disponibili quattro professionisti di giorno, due in meno, e di notte ne manca almeno uno”. Scuole di specializzazione deserte, gli altri camici bianchi puntano i piedi. Attesa per il concorso regionale

Pronto soccorso: emergenza solleone. 200 arrivi al giorno, pochi medici: ‘Siamo sotto pressione’

Arezzo, 28 giugno 2025 – Nella trincea del pronto soccorso con un “esercito sguarnito” e “battaglie” da fronteggiare. Mancano medici, a Siena la scuola di specializzazione in Medicina di Emergenza Urgenza quest’anno è precipitata a zero iscrizioni, e poi c’è da armonizzare turni e piano ferie. Al San Donato i medici sono sotto pressione: nell’hub provinciale dell’emergenza ogni giorno in media arrivano 195 persone e in quelli da bollino rosso, il conto sale a 230 in queste settimane. Ma il problema riguarda tutti i pronto soccorso degli ospedali aretini e del resto della regione, fino al livello nazionale e riesplode nella sua forma più acuta in estate.

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Il direttore Maurizio Zanobetti

“Facciamo miracoli garantendo il massimo impegno per coprire tutti i turni anche se con personale insufficiente, abbiamo una remunerazione aggiuntiva più che soddisfacente, ma certo i nostri professionisti sono sotto pressione”, spiega Maurizio Zanobetti, direttore dell’hub del San Donato. Numeri alla mano, qui servono tre medici in più nell’arco delle ventiquattrore per coprire i turni giornalieri: ora la fascia diurna è coperta da quattro professionisti (dovrebbero essere sei), due nella fascia notturna (ne servirebbe un terzo per tipologia di pronto soccorso). Un problema forse antico come il mondo e che non riguarda solo la Asl aretina, ma il punto è che ormai si va al pronto soccorso anche per un raffreddore: lo dimostra il dato - consolidato in tutti i report dell’Azienda - in base al quale oltre la metà degli accessi vengono classificati come codici minori (4 e 5). “Noi abbiamo il dovere di dare risposte a tutti coloro che arrivano in pronto soccorso ma è chiaro che la prevalenza di codici minori non dovrebbero transitare nella nostra struttura perché risolvibili dalla medicina territoriale, appesantisce il carico quotidiano di lavoro”.

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Senza contare che i medici di ogni pronto soccorso, sono impegnati anche nei turni al 118, dall’automedica e dell’elisoccorso. Alla fine i numeri sono sempre quelli e con quelli bisogna fare i conti. “Se i medici del Pronto soccorso si occupassero davvero di ciò per cui sono specializzati, cioè patologie di emergenza e urgenza ( codici 1 e 2), dovrebbero visitare la metà delle persone che oggi arrivano nella nostra struttura. E a quel punto, paradossalmente, non saremmo sottorganico. Quando c’è carenza di personale ci concentriamo su coloro che hanno la necessità di presa in carico acuta e a quel punto, inevitabilmente, i tempi di attesa si dilatano per i codici minori: così scattano le proteste e, tavolta, le aggressioni verbali a medici e infermieri”. Il piano “B”: in una delibera della Regione Toscana ( 532 del 2023) è specificato che per far fronte all’iperafflusso e al boarding dei pazienti nei Pronto soccorso si dovrebbe provvedere alla copertura dei turni avvalendosi di una rotazione programmata di tutti i dirigenti sanitari di area medica aventi la specializzazione “equipollente” in medicina d’emergenza urgenza dedicato esclusivamente alla gestione dei codici 3-4–5 ,lasciando la gestione agli specialisti in emergenza dei codici 1-2 . E i “rinforzi” sono scesi in campo anche se il sindacato (Anaao) avverte: “Non si può rincorrere l’emergenza, occorre procedere con soluzioni strutturali per migliorare le condizioni di lavoro dei medici di Pronto soccorso dell’Area aretina evitando che ogni anno, in estate, si ripeta di dover fare appelli per coprire i turni” a medici di specialità affini, già a loro volta impegnati a coprire turni e ferie estive nie rispettivi reparti. Per questo sollecitano l’Azienda sanitaria a trovare una soluzione. Sembra il cane che si morde la coda, eppure nelle settimane della canicola, l’hub dell’emergenza viene preso d’assalto.

C’è un altro aspetto che Zanobetti rileva come questione da affrontare a livello nazionale: “Se le scuole di specializzazione nell’Emergenza sono quasi deserte e i pronto soccorso vanno a caccia di professionisti, questo penalizza l’attrattività delle intere strutture, perché nessun medico vorrà venire a lavorare in una Unità operativa dove manca personale e dove le condizioni di lavoro non sono ottimali. È un problema di domanda e offerta. Se vogliamo invertire la rotta dobbiamo migliorare le condizioni dei professionisti dell’emergenza non solo come remunerazione ma anche condizioni di vita”.