PAOLA TOMASSONI
Cronaca

Nuova sanità territoriale: "Pazienti al centro percorsi di cura e tecnologia"

La direttrice Asl, Barbara Innocenti, spiega la complessa riorganizzazione. Dall’integrazione dei servizi alla rete dei piccoli ospedali . Spazio alle Case di comunità fino al rapporto con il policlinico Le Scotte.

Il dg dell’Asl Toscana sud est Marco Torre interviene al Cantiere sanità

Il dg dell’Asl Toscana sud est Marco Torre interviene al Cantiere sanità

"Le sfide da affrontare nel 2025 sono molteplici. Stiamo gestendo un complesso momento di riorganizzazione della sanità territoriale, con al centro i pazienti e i loro bisogni", inizia così Barbara Innocenti la prima intervista da direttrice sanitaria Asl Sud Est, a pochi giorni dalla presentazione di ‘Cantiere sanità’, percorso di partecipazione avviato dall’Azienda per la svolta della sanità territoriale.

"In particolare per i pazienti fragili e affetti da patologie croniche - prosegue la ds –, è fondamentale costruire percorsi di presa in cura che partano dal domicilio e possano usufruire di tutte le risorse professionali integrate (dai medici di medicina generale agli infermieri di famiglia e comunità agli specialisti territoriali e ospedalieri) che, attraverso l’implementazione di modelli assistenziali proattivi, siano in grado di garantire il monitoraggio dei bisogni, la presa in cura, e la gestione anche nelle diverse strutture territoriali che stiamo costruendo e organizzando. In questo contesto dobbiamo sfruttare l’opportunità degli strumenti tecnologici nell’ambito della telemedicina, ausilio fondamentale che entro l’anno contiamo di implementare per i percorsi clinici di assistenza e cura prioritariamente individuati".

Qual è la situazione delle Case della Comunità?

"Abbiamo un piano di costruzione, ristrutturazione o conversione di diverse strutture distribuite capillarmente in tutto il territorio senese. Al momento sono già attive due Case di comunità nella provincia, ad Abbadia San Salvadore e Sinalunga e le altre sono in fase avanzata di realizzazione o di trasformazione da Case della salute in Case di comunità, secondo un progetto che ci vedrà impegnati per 2-3 anni. L’obiettivo è che queste strutture diventino centri di riferimento di prossimità, in grado di fornire servizi multidisciplinari, telemedicina, presa in carico infermieristica e continuità assistenziale. È un percorso complesso che richiede investimenti, ma anche una forte collaborazione tra professionisti e stakeholders".

Come ha trovato l’organizzazione sanitaria senese?

"Siena ha un’ottima organizzazione fondata su un territorio molto ben strutturato con Ospedali di riferimento importanti, ognuno per il proprio ruolo, come Nottola, Campostaggia e Abbadia, oltre che l’AouSenese. Occorre investire sulla valorizzazione delle competenze e sulla messa in atto di modelli organizzativi integrati sia fra gli ospedali che fra gli ospedali e il territorio. Fondamentale è il rapporto con l’AouS, con la quale garantiamo percorsi di presa in cura integrati secondo protocolli definiti e una collaborazione costante".

La rete dei piccoli ospedali di provincia?

"Punto di riferimento di prossimità per la popolazione del territorio. La loro forza è essere parte di una rete ospedaliera integrata che permette di dare le risposte corrette ai bisogni degli utenti a seconda del livello di acuzie e complessità. I professionisti, anch’essi operanti in rete, garantiscono la presa in cura all’interno delle diverse sedi e definiscono i percorsi migliori per le esigenze dei pazienti. L’obiettivo prioritario è quello di garantire che ogni ospedale, nel rispetto del proprio ruolo, eroghi prestazioni di qualità e in sicurezza, con le risorse umane e tecnologiche necessarie per farlo".

Come può la sanità territoriale aiutare l’ospedale di riferimento, le Scotte nel nostro caso?

"L’ospedale non può e non deve gestire da solo l’intera domanda di salute del territorio di riferimento, non è questo il suo ruolo e, correttamente, non ha le risorse e gli strumenti per poterlo fare. Il ruolo della sanità territoriale è fondamentale proprio per gestire i bisogni che in modo più efficace ed appropriato devono trovare una risposta fuori dall’ospedale. Le Case della Comunità, insieme alla medicina generale e all’infermieristica di famiglia e comunità, collegati in rete con le COT e con l’ampliamento e il potenziamento dei posti letto destinati agli Ospedali di Comunità, rivestono proprio questo ruolo cruciale e il loro sviluppo è determinante per garantire una corretta offerta di servizi sanitari rispetto ai bisogni di salute della popolazione, nonché la sostenibilità del sistema".

Paola Tomassoni