DIEGO MANCUSO
Cronaca

’La casa silente’. Monticchiello torna in scena

Sabato la prima della nuova opera del Teatro Povero. Un viaggio nel 2059 che parla dei problemi di oggi.

La rappresentazione dello scorso anno del Teatro Povero di Monticchiello

La rappresentazione dello scorso anno del Teatro Povero di Monticchiello

Il Teatro Povero di Monticchiello rappresenta un’unicità, probabilmente a livello mondiale. Tante sono le esperienze di teatro cosiddetto ‘partecipativo’, sparse su tutto il globo, ma solo nel piccolo borgo fortificato, che ancora conserva la cinta muraria e altri elementi architettonici del ‘200, lo spettacolo è una delle espressioni di una ‘cooperativa di comunità’ che intorno al teatro si è sviluppata. Oggi la Compagnia Popolare gestisce ‘il Granaio’, emporio polifunzionale in cui è possibile anche ritirare i farmaci, collegarsi a internet, acquistare il giornale; poi coordina e amministra una foresteria, un piccolo centro di accoglienza e integrazione, un’officina sociale per biciclette e ancora altro. Non manca la gestione dei ‘ristoranti di Bronzone’: nel menù, solo ricette della tradizione.

E infine, a quell’unicità, contribuisce, con un ruolo primario, la posizione di Monticchiello, nel territorio di Pienza, affacciata, da un rilievo, sulla Val d’Orcia, patrimonio mondiale dell’umanità. È lo stesso tipo di risposta che la popolazione, oggi stimata in circa duecento persone, dette negli anni ’60 all’eclissi della mezzadria: il paese si spopolava, c’erano incertezze sul futuro mentre la contemporaneità bussava alle porte e imponeva un ripensamento della propria condizione. Nacque l’autodramma: da allora gli abitanti recitano sé stessi, allestendo il palco tra le mura medievali; è un modo per resistere alle crisi, "un’opera – spiega la Compagnia – che costruiamo insieme, giorno dopo giorno, a partire dalle assemblee durante l’inverno e fino alle prove e alle repliche estive". ‘La casa silente’, spettacolo di quest’anno, 59esimo della serie, andrà in scena dal 26 luglio al 14 agosto, in piazza della Commenda, alle 21.30.

La vicenda è ambientata nel 2059, nel pieno di una crisi demografica: nei piccoli borghi sopravvivono solo anziani, il resto è stato venduto a ricchi stranieri che li hanno trasformati in scenografie per il turismo. Inutile cercare i nomi di interpreti, autori, registi: sono non meno di cento persone, compresi tecnici, attrezzisti, costumisti, addetti al palco, alle luci, poi alla taverna, alla foresteria, alle prenotazioni, alla platea, alla biglietteria, e sono tutti ‘protagonisti’.