
L’ospedale valdelsano di Campostaggia nel mirino per quanto accaduto ad una giovane donna nel 2015
La Corte di Appello di Firenze ha disposto un indennizzo di 800mila euro a favore di una giovane donna (meno di 40 anni) residente in provincia di Siena, che, come riporta l’edizione fiorentina di ieri del quotidiano La Repubblica, ha subito molti e gravissimi danni fisici e morali da una serie di errate valutazioni cliniche delle sue condizioni di salute all’ospedale Campostaggia di Poggibonsi: perdita della vista, dell’equilibrio e di forza negli arti superiori, scosse elettriche a quelli inferiori e impossibilità di avvertire odori e sapori. Il tutto a causa di una trombosi dei seni venosi cerebrali non diagnosticata, nonostante le 6 visite al pronto soccorso per i fortissimi dolori di testa che accusava. La vicenda risale a dieci anni fa, esattamente a luglio 2015, ed in primo grado il Tribunale di Siena aveva disposto per la donna un risarcimento di 400mila euro, accogliendo il parere di consulenti che parlavano di ‘negligenza, imprudenza e imperizia grave da parte della struttura sanitaria’ e di ‘danno biologico da invalidità permanente al 90 per cento’.
Una vera odissea, quella vissuta dalla ragazza, che per sei volte si era vista rimandare a casa dall’ospedale valdelsano con terapie antidolorifiche che non attenuavano se non minimamente i suoi dolori. Era stata sottoposta anche ad un tac e ad una visita neurologica che, però, sempre secondo il quotidiano fiorentino, non avevano rivelato la vera natura del suo problema. Natura che era stata poi rilevata da un oculista a cui si era rivolta privatamente, che, riconosciuto il rigonfiamento sospetto del nervo ottico, l’aveva fatta ricoverare d’urgenza all’ospedale di Siena, dove i medici le avevano diagnosticato la trombosi dei seni venosi cerebrali. Nella loro sentenza, i giudici di appello, pur evidenziando "l’oggettiva difficoltà di interpretazione dei dati clinici" e "la concomitanza di altre patologie che comportavano sintomi di vario tipo" , sottolineano che la signora "non era stata mandata subito al reparto di neurochirurgia ai fini di un corretto trattamento" e che i medici "avevano sottovalutato e trascurato i sintomi. Tali errori, nel loro susseguirsi – conclude la sentenza di indennizzo – avevano determinato un mancato contrasto all’aggravarsi dell’ipertensione che, alla fine, ha causato il grave danno neurologico".