MASSIMO CHERUBINI
Cronaca

Dazi Usa, le pelletterie tremano: "A rischio soprattutto gli artigiani"

In ferie con tanta preoccupazione. Questo lo spirito con cui quasi 2mila lavoratori delle pelletterie dell’Amiata affrontano la...

In ferie con tanta preoccupazione. Questo lo spirito con cui quasi 2mila lavoratori delle pelletterie dell’Amiata affrontano la...

In ferie con tanta preoccupazione. Questo lo spirito con cui quasi 2mila lavoratori delle pelletterie dell’Amiata affrontano la...

In ferie con tanta preoccupazione. Questo lo spirito con cui quasi 2mila lavoratori delle pelletterie dell’Amiata affrontano la pausa estiva. Simona Tonioni della Filctem-Cgil ammette: "Non ci siamo ancora ripresi dalla crisi di due anni fa e ora se ne presenta un’altra. Legata al tema dei dazi e alla loro incidenza sui prodotti della moda. Di sicuro siamo in un momento di profonda incertezza. Il comparto – aggiunge la sindacalista – è in sofferenza, sono stati colpiti principalmente i piccoli pellettieri, gli artigiani. Non abbiamo un numero preciso di quanti hanno chiuso per la crisi, ma sono molti. Non hanno retto come, invece, sono riuscite a fare le aziende più strutturate. Ora il discorso dei dazi potrebbe investire anche firme importanti del mercato nazionale e internazionale. A cascata ne potrebbero risentire, quindi, le aziende medio grandi della zona, che producono per questi band". E ancora: "Dazi e guerre porteranno conseguenze imprevedibili. A ottobre vogliamo organizzare, come Cgil, un incontro in Amiata – è l’annuncio –. Inviteremo gli amministratori regionali e locali non solo per una puntuale analisi, ma anche per individuare strumenti che possano farci fronteggiare altre crisi nei mercati e, di conseguenza, delle aziende che rappresentano il volano economico-occupazionale dell’Amiata".

Sulla stessa linea Gian Luca Fè, segretario Femca Cisl Toscana: "Dopo due anni difficili per le pelletterie amiatine, arriva il pericolo dei dazi americani. La situazione, negli ultimi mesi, non ha visto un calo dei volumi come a inizio anno. Il settore, complessivamente, risente dell’instabilità geopolitica internazionale e quindi è difficile intravedere una ripresa, almeno nei prossimi mesi. L’aspetto che accomuna tutti i marchi è la discontinuità nello articoli da produrre vale a dire – afferma Fè – sempre meno continuità di prodotti e variazioni continue di modelli che necessitano di forte flessibilità organizzativa. Quest’ultimo aspetto, con la crisi, ha ulteriormente messo in difficoltà le aziende più piccole che non hanno spesso la capacità di affrontare il cambiamento. In alcuni casi non hanno resistito e sono andate verso la chiusura".

E poi: "Negli ultimi anni il saldo occupazionale non è certamente diminuito ma è cambiato l’assetto produttivo con la concentrazione di lavoratori in realtà medio-grandi. Le piccole, che avevano caratterizzato il nostro tessuto produttivo, ormai sono ridotte a poche unità". Fè conclude: "I dazi non fanno che aumentare le preoccupazioni perché le grandi firme hanno mercato forti in ogni parte del mondo e gli Stati Uniti sono sempre stati un Paese che dà grandi opportunità di export. In queste ultime settimane è emerso il comune elemento di incertezza sui dazi, che si somma alla difficoltà degli ultimi anni".