MONICA PIERACCINI
Economia

Dazi Usa al 15%: la Toscana rischia fino a 9mila posti di lavoro

L’export tra la regione e gli Stati Uniti vale oltre 3 miliardi di euro. L’allarme dal Consorzio del vino Brunello di Montalcino: “Impossibile riallocare l’invenduto”

Dazi Usa, lancia l'allarme il consorzio del Brunello di Montalcino

Dazi Usa, lancia l'allarme il consorzio del Brunello di Montalcino

Firenze, 28 luglio 2025 - L’accordo al 15% sui dazi tra Stati Uniti e Unione europea rischia di mettere in seria difficoltà alcune delle filiere simbolo del made in Tuscany. Moda, pelletteria, vino, gioielleria, agroalimentare di qualità: l’export toscano verso gli Usa nei settori colpiti vale oltre 3 miliardi di euro secondo una stima di ReportAziende.it basata su dati Istat ed Eurostat aggiornati al 2024. I territori più esposti sono Firenze, Arezzo e Siena.

Il primo a lanciare l’allarme è  il Consorzio del vino Brunello di Montalcino. «I dazi al 15% infliggeranno un duro colpo al Brunello, principale simbolo del made in Italy enologico negli Stati Uniti, e metteranno a dura prova la resistenza delle aziende», spiega il presidente Giacomo Bartolommei. «Il mercato americano vale il 30% delle nostre esportazioni, pari a oltre tre milioni di bottiglie. In questo scenario sarà difficile, se non impossibile, riallocare l’invenduto nel breve periodo su altre piazze».

In attesa di conoscere la lista dei prodotti che potrebbero essere esentati dai dazi (“zero per zero”), il comparto guarda già a nuove rotte. «È necessario procedere celermente sulla via di nuovi negoziati commerciali, a partire dal Mercosur», aggiunge Bartolommei, annunciando che il consorzio «continuerà a presidiare il mercato statunitense con eventi come Benvenuto Brunello a New York e la partecipazione al Food & Wine Festival di Aspen. Al contempo stiamo predisponendo un piano rafforzato di promozione in Asia».

Vino, stimata contrazione tra il 10 e il 20% della domanda

Le simulazioni di ReportAziende.it, dimezzate in quanto erano basate su dazi al 30%, stimano una contrazione della domanda tra il 10% e il 20% per i vini Doc e Igt toscani, con riflessi su tutto il sistema. Ma a essere esposte sono anche le produzioni di pelletteria e moda di fascia alta, particolarmente sensibili agli aumenti di prezzo, e il settore orafo, che ad Arezzo rappresenta un pilastro occupazionale. Stesso discorso per l’agroalimentare certificato: olio Evo, formaggi, salumi Dop rischiano rallentamenti sia nelle esportazioni, sia sul mercato interno per l’accumulo di merce invenduta.

Fino a 9mila posti di lavoro a rischio

L’impatto occupazionale in Toscana è stimato tra 7.500 e 9.000 posti di lavoro potenzialmente a rischio, in particolare nelle piccole e medie imprese, nelle aziende artigiane e familiari. A preoccupare non è solo la perdita di fatturato, ma anche l’erosione del posizionamento internazionale.  Oltre al danno diretto, si teme anche un effetto secondario sui prezzi interni: la riduzione della domanda estera potrebbe tradursi, già dal primo trimestre 2026, in un aumento fino al 10% dei prezzi al consumo per i prodotti di fascia medio-alta. Un doppio colpo, per imprese e consumatori.