LUCIA BIGOZZI
Economia

La febbre dell’oro brucia tra i dazi. La frenata c’è ma la partita si apre ora

Venerdì la scelta, fiato sospeso. Tra le pieghe la corsa anticipata ai lingotti. Camera di commercio: “Elasticità”

Il distretto orafo aretino attende con trepidazione le decisioni sui dazi Usa (foto di repertorio)

Il distretto orafo aretino attende con trepidazione le decisioni sui dazi Usa (foto di repertorio)

Arezzo, 27 luglio 2025 – Un anno sul filo dei dazi, ora alla dead line trumpiana. “Tra una manciata di giorni (1 agosto) si saprà di che morte si deve morire” sospirano gli imprenditori del distretto orafo, traino dell’export della Toscana e di una fetta importante a livello nazionale. Imprenditori costretti a vivere sulla pelle la parola che non esiste nel loro vocabolario: incertezza. E che nei bilanci si traduce in ordini col contagocce. Sarà il 15 per cento il punto di caduta tra States ed Europa? Eppure già adesso gli imprenditori pagano una sommatoria di dazi che raggiunge il 15,8 per cento. Diventerà il 30 o sarà inglobato nella nuova tassa americana sull’export? Vedremo.

I primi effetti sono un rallentamento dell’oreficeria dopo diversi trimestri a tutto gas e l’impennata negli acquisti dei metalli preziosi che nella prima parte del 2025 sfiorano il raddoppio. La corsa ai lingotti d’oro come bene rifugio è il segnale di un quadro condizionato pesantemente dai conflitti in Medio Oriente e Ucraina ma pure della tendenza all’approvvigionamento prima che scatti la tagliola trumpiana.

Dall’osservatorio della Camera di Commercio, Marco Randellini, segretario generale, disegna gli scenari possibili analizzando un contesto che certamente non è catastrofico e tuttavia contiene già il virus dell’incertezza che, si sa, non porta niente di buono a chi fa impresa. “Il distretto orafo guarda con apprensione alla data del 1 agosto perchè gli Usa sono il terzo mercato di riferimento per la nostra produzione, dopo la Turchia che ha avuto un incremento direi sfacciato del 500 per cento lo scorso anno e, nonostante un rallentamento da inizio anno, mantiene ancora valori assoluti importanti per l’export: 4,7 miliardi nel 2024. Poi ci sono gli Emirati Arabi, altro Paese importante per noi (739 milioni in valore assoluto). Seguono gli Usa con mezzo miliardo di scambi commerciali a cui si deve sommare i metalli preziosi per 200 milioni.

Complessivamente, nell’export con gli States siamo esposti per 750 milioni. Nell’altalena dei mercati, il primo trimestre dell’anno l’export verso gli Usa è stato pari a 150 milioni in valore assoluto, di cui 105 milioni in gioielli e 39 in metalli preziosi”.

Ma c’è un dato significativo che Randellini evidenzia nel ragionamento: “Se si considera l’import dei metalli preziosi dagli Usa notiamo che il volume di affari è pari a 193 milioni, quindi con un saldo negativo rispetto all’export per il distretto aretino”. È anche su questo che si gioca la partita dei dazi. E gli effetti sul distretto? Alla tassa al 15,8 per cento attualmente in vigore negli scambi commerciali verso gli Usa, le aziende “devono aggiungere l’aumento significativo del costo del metallo giallo, salito a 91 euro al grammo con un aumento del 40 per cento rispetto al 2024. C’è poi da considerare per gli importatori americani la svalutazione del dollaro nei confronti dell’euro con una perdita stimata intorno al 13 per cento. Non solo ma la politica di Trump sembra che vada a riaccendere la fiammata inflattiva che potrebbe portare a un ulteriore aumento dei prezzi”, spiega Randellini.

Una dinamica potenzialmente “esplosiva” se considerata nel suo insieme. Ma a quali scenari andiamo incontro? “Io sono ottimista, nella complessità di questo quadro intravedo difficoltà importanti, ciò che danneggia è il clima di incertezza, ma il mercato non è statico e i nostri imprenditori stanno già lavorando a un riposizionamento sui mercati, in particolare quello europeo: nei primi tre mesi dell’anno sono aumentare le esportazioni verso Francia e Gran Bretagna”. Messaggio agli imprenditori: “Non devono spaventarsi ma essere sempre vigili sui possibili scenari e riposizionarsi, come hanno sempre fatto, in maniera rapida”.

Intanto le fabbriche chiudono per le ferie ma già si guarda a Vicenzaoro che apre nei primi giorni di settembre. E misurerà la “febbre” del settore sugli affari che chiudono l’anno.