FEDERICO D’ASCOLI
Cronaca

Oro, mazzata-bis dopo i dazi Usa. Imposta blocca il mercato turco, Giordini: “Siamo in emergenza”

Il governo di Ankara impone un nuovo balzello del 6% su metallo e lavorazione di importazione. La presidente di Confindustria Orafi: “Lo Stato introduca strumenti immediati per salvare le imprese”

Oro, mazzata-bis dopo i dazi Usa. Imposta blocca il mercato turco, Giordini: “Siamo in emergenza”

Arezzo, 18 luglio 2025 – Un’altra mazzata sull’oro aretino. Da giovedì a mezzanotte, è entrata in vigore una nuova normativa in Turchia che impone una tassa del 6% sul valore complessivo, oro più manifattura, per tutte le importazioni orafe. Una decisione che ha provocato un’immediata paralisi dell’export verso uno dei mercati più importanti per il distretto orafo aretino. Fino a pochi giorni fa, la Turchia rappresentava un canale strategico, sia per la lavorazione che per la rifusione dell’oro, grazie anche a una rete logistica flessibile e alla possibilità di servire da hub verso mercati complessi come Medio Oriente e Nord Africa. Ora i clienti turchi rifiutano le spedizioni già pronte: le casseforti delle aziende italiane sono piene di semilavorati invenduti e decine di imprese hanno già avviato procedure di cassa integrazione.

Presidente di Confindustria Orafi Giordana Giordini, cosa sta succedendo in Turchia?

“È entrata in vigore da giovedì una nuova tassa del 6%. È una norma che fino a poco tempo fa non veniva applicata, ma ora che l’export aretino verso quel Paese è cresciuto in modo esponenziale, parliamo di un +500%, hanno deciso di attivarla. Il risultato? Si è bloccato tutto da un giorno all’altro”.

Avete cercato un’interlocuzione istituzionale?

“Sì, abbiamo aperto subito un tavolo con Federorafi, coinvolgendo anche l’Ice di Instanbul. Ma questa tassa non può essere aggirata. È una misura ufficiale e in vigore. Intanto si somma alla crisi americana, a quella di Dubai e a tutte le difficoltà legate all’instabilità geopolitica. Le aziende, in appena una settimana, hanno raddoppiato o triplicato la cassa integrazione. Alcune stanno anticipando le ferie di agosto, altre sono già ferme. E non sappiamo cosa succederà alla riapertura, se questa tassa non verrà sospesa”.

Presidente di Confindustria Orafi Giordana Giordini
Presidente di Confindustria Orafi Giordana Giordini

Parliamo di numeri. Che tipo di danno si sta producendo?

“Molto peggio dei dazi Usa. Negli Stati Uniti, almeno per ora, c’è ancora un po’ di movimento: per paura che scatti quel 30% in più, qualcuno sta anticipando gli ordini. Ma la Turchia si è proprio fermata. E Arezzo è l’area più colpita”.

Lo Stato può fare qualcosa?

“Lo Stato dovrebbe intervenire come ha fatto durante il Covid: con strumenti rapidi, concreti, che diano respiro alle imprese. Penso a una sospensione temporanea delle rate dei finanziamenti, all’accesso agevolato al credito, a contributi per sostenere la liquidità”.

C’è chi parla di cercare nuovi mercati: è una strada percorribile?

“Io sono sempre stata ottimista e favorevole all’internazionalizzazione. Ma oggi vedo un’Europa ferma, un’America bloccata, Dubai in crisi e la Turchia paralizzata. Cercare nuovi mercati in questo momento è molto difficile e non basta la buona volontà. Serve e un sostegno concreto. Altrimenti le aziende non ce la fanno”.