Gaia Papi
Economia

Oro, il bene-rifugio non muore mai. “Cogliere opportunità dalla crisi”

Arezzo, Ivana Ciabatti della Italpreziosi: “Dazi e altre incertezze oggi impongono di cercare nuovi business. Il settore orafo italiano è un’eccellenza e dovremo essere bravi a capire dove la domanda sarà in crescita”

Un’immagine dell’ultima edizione di “OroArezzo“. Il comparto orafo italiano guarda a nuovi business e nuovi mercati (foto Cristini)

Un’immagine dell’ultima edizione di “OroArezzo“. Il comparto orafo italiano guarda a nuovi business e nuovi mercati (foto Cristini)

Il 2024 si è chiuso per il settore orafo italiano con una crescita del fatturato del 4,4%, in controtendenza rispetto agli altri comparti del sistema moda come tessile, abbigliamento e pelletteria che hanno mostrato un calo del 9,1%. Se si considera, invece, l’indice di produzione, si osserva una contrazione rispetto al 2023 pari al 3,2%. Le prime statistiche dei mesi di gennaio e febbraio indicano un rallentamento nel fatturato che resta comunque positivo con una variazione del 2,4% a fronte di una riduzione nella produzione che conferma elementi di maggior criticità (-8,2%). I dati sono stati resi noti in occasione di un incontro che si è tenuto ad OroArezzo, il primo appuntamento organizzato all’interno di questo evento fieristico dal Club degli Orafi Italia, in collaborazione con Intesa Sanpaolo.

Il 2024 si caratterizza anche per il nuovo punto di massimo raggiunto dall’export di gioielli in oro: le vendite nei mercati internazionali sono state pari a 13,7 miliardi di euro (+49% in valore e +23% in quantità). Una parte rilevante di questo incremento è legata alle maggiori esportazioni verso la Turchia che sono passate da 922 milioni di euro a 5,3 miliardi, rendendola di gran lunga il primo mercato di riferimento. Tra le cause di questo fenomeno si evidenzia l’introduzione di dazi sull’oro non lavorato e il persistere delle tensioni geopolitiche che hanno rafforzato il ruolo di hub di questo paese. Tra gli altri mercati di sbocco, si sottolinea il buon andamento delle vendite verso gli Emirati Arabi Uniti (+9,7%) che hanno superato per importo le esportazioni verso Stati Uniti (-10,7%) e Svizzera (-9,4%).

Arezzo, 13 maggio 2025 –  "Fare del nostro meglio per trovare il modo di trasformare la crisi in opportunità”. È ottimista Ivana Ciabatti, alla guida dell’aretina Italpreziosi, società tra i leader mondiali nella produzione e commercio di lingotti d’oro da investimento. Con questo spirito ha affrontato OroArezzo, la fiera internazionale dell’oreficeria e gioielleria che si conclude oggi ad Arezzo, arrivata in un momento particolare per l’oro, fra dazi, oscillazioni del prezzo e guerre.

«Ci siamo presentati ad OroArezzo in un momento di fermento per l’oro da investimento ma di grande incertezza per il comparto – spiega Ivana Ciabatti –. Le incertezze geopolitiche, la guerra dei dazi iniziata da Trump, le forti oscillazioni del prezzo dei metalli preziosi stanno creando un mercato dov’è necessario avere la capacità di adattarsi, di cercare nuovi business e nuovi mercati. Italpreziosi lo sta facendo da qualche anno, cercando di diversificare le attività e di investire in nuovi prodotti e nuovi mercati».

Ciabatti, la fiera è una cartina di tornasole del momento?

«Sì, OroArezzo è come sempre un’occasione concreta per leggere lo stato di salute del comparto e captare le nuove esigenze del mercato. È necessario restare positivi e fare del nostro meglio per trovare il modo di trasformare i momenti di crisi in nuove opportunità. Non dobbiamo mai dimenticarci che l’Italia ha da sempre dettato le tendenze in tutto il comparto moda, fashion e alta gioielleria, oltre a essere all’avanguardia per la tecnologia».

C’è anche da considerare che le fiere orafe, rispetto a qualche anno fa, sono totalmente cambiate…

«Non si torna più in azienda con gli ordini, ma con nuovi contatti, nuovi spunti, nuove idee».

Quali le tendenze attuali e le vostre novità?

«La tendenza che abbiamo percepito in questa prima parte di 2025, in virtù dell’aumento del prezzo, è stata una domanda di gioielleria a titoli più bassi, 14 carati e 9 carati, in mercati tradizionalmente legati al 18 carati. C’è la voglia da parte del settore orafo italiano di cercare nuovi sbocchi di mercato, quindi dovremo essere bravi a intercettare al meglio dove la domanda di gioielleria sarà in crescita e quali saranno i prodotti che potranno funzionare».

Viviamo in un’epoca dove l’unica cosa certa è l’incertezza. È d’accordo?

«Si parla anche di un nuovo ordine mondiale, caratterizzato non solo da problematiche economico-finanziarie e geopolitiche, legate alla de-dollarizzazione e alla de-globalizzazione, con l’aggiunta dell’atteggiamento più aggressivo e imprevedibile nell’ambito commerciale da parte del governo Usa, che potrebbe portare a una nuova escalation protezionista».