
Cacciatori in azione (immagine di repertorio)
Il Consiglio regionale ha detto sì al Piano faunistico venatorio toscano, che sarà però approvato definitivamente nella prossima legislatura. Nei sessanta giorni successivi alla pubblicazione sul Burt, le parti interessate potranno infatti avanzare osservazioni, prima del secondo voto in aula. L’atto è passato con 23 sì (Pd e Iv), l’astensione di 11 consiglieri di centrodestra e il no di Silvia Noferi (Avs) che ha definito "una forzatura" l’approvazione a fine legislatura (assente al momento del voto M5s).
"Abbiamo provato a scrivere un concetto che sembra banale, ma non lo è. L’agricoltura, soprattutto oggi, è ciò che dobbiamo preservare – ha detto l’assessora all’agricoltura Stefania Saccardi –. E l’agricoltura è incompatibile con la presenza degli ungulati. Questa è la bussola che ci ha consentito di definire le aree vocate e non. Un Piano fortemente articolato, nel quale abbiamo cercato di trovare equilibri non sempre facili, tra agricoltura, mondo venatorio e ambientale. Abbiamo ascoltato i suggerimenti arrivati dalle commissioni, aggiustato le cartografie".
"L’obiettivo del piano – ha detto il presidente della commissione sviluppo rurale Gianni Anselmi (Pd) – è una tutela intelligente della fauna selvatica, garantendo anche un’oculata disciplina dell’attività venatoria". "Un piano per garantire il delicato equilibrio fra fauna e attività antropiche – ha proseguito Lucia De Robertis (Pd), presidente della commissione territorio e ambiente – a cominciare dalla nostra agricoltura di qualità".
Respinto un emendamento di Fratelli d’Italia, a firma Alessandro Capecchi, per rinviare la pubblicazione del Piano al 25 agosto e non far coincidere periodo delle osservazioni e ferie. Anselmi ha tuttavia poi dichiarato che potrà essere differita. Approvato infine un ordine del giorno del Pd (primo firmatario Anselmi) per un tavolo di concertazione permanente in materia faunistico-venatoria e per gli Stati generali della fauna e agricoltura.
"Il Piano – il commento di Coldiretti Toscana – contiene un principio da noi proposto: laddove sono presenti coltivazioni agricole professionali e non, sulla base della banca di Artea, non possono esserci ungulati. Questo significa che dovranno essere messe in campo tutte le azioni necessarie per impedire che cinghiali, daini, caprioli possano danneggiare ancora le coltivazioni". "Un piano presentato con dieci anni di ritardo e un testo deludente – hanno detto Elena Meini e Massimiliano Baldini (Lega) –. Il cacciatore non è un nemico dell’ambiente, ma spesso il primo presidio nei territori rurali e montani".
"Non un metro in più di territorio protetto – si legge in una nota del Wwf Toscana – nessuna strategia di tutela per le specie in difficoltà e gestione dei rapporti tra fauna e colture agricole solo col fucile. Oltre mille pagine, per dire che tutto va bene così, anzi, che bisognerebbe cacciare di più dato che, si afferma, la caccia farebbe bene alla fauna selvatica".