Il focus dedicato a Pierre Boulez in programma al Chigiana International Festival ’Derive’ vede oggi alle 21.15 nel Salone dei Concerti di Palazzo Chigi Saracini la celebre cantante francese e collaboratrice di Boulez, Salomé Haller (foto), assieme al Chigiana Chamber Ensemble: "Sono molto onorata di aver ricevuto questo invito dal Maestro Sani e non vedo l’ora di arrivare a Siena – afferma –. Sono ansiosa di conoscere i miei compagni di palcoscenico, il Maestro Andrea Molino e di vedere ciò che gli occhi di Boulez hanno visto in quegli anni incredibili".
Cosa rappresenta per lei ’Marteau sans maître’? "Ha rappresentato per me una sfida, perché è un pezzo di grande complessità ma che nel tempo è diventato un luogo familiare, dove oggi ho i miei punti fissi e dove posso finalmente godermi il paesaggio sonoro in tutta la sua spettacolare vastità".
Come ha vissuto la sua collaborazione con Boulez? "Ho lavorato con Boulez circa 25 anni fa, quando ero ancora studente al Conservatorio e ho eseguito ’Les Poèmes pour mi’ di Olivier Messiaen, suo maestro, con l’orchestra del Conservatorio, che Pierre dirigeva. Ed è stato lì che ho avuto modo di apprezzare la sua personalità, la sua semplicità. Trattava tutti i suoi partner in modo paritario".
Qual è la sua eredità a livello personale e culturale nella società musicale del nostro tempo? "Per me l’eredità di Boulez a cent’anni dalla sua nascita è lo spirito di ricerca, con un repertorio che resta sempre fresco e nuovo, nella sua radicalità e il suo avanguardismo. Ma ovviamente esiste anche un’eredità culturale e politica imprescindibile, con la fondazione di istituzioni della musica di assoluto rilievo come l’Ircam e l’Ensemble Intercontemporain".
Qual è il legame tra il mondo della musica contemporanea e quello della musica classica o barocca? "La musica contemporanea parla della musica del passato e la interroga, dialoga con lei. Per l’interprete si tratta di capire quali sono le domande e le referenze citate dall’autore e qual è l’idea sottostante. E quindi capire la partitura e tentare di ritrarre il più fedelmente possibile lo spartito, cercando di cogliere ciò che è in gioco, nelle sue profondità".
Qual è il messaggio di Boulez alle giovani generazioni di musicisti? "E’ un invito svegliare la curiosità con la sua musica complessa, esigente e rigorosa, ma che apre a nuovi spazi sonori. Avrebbe voluto che questa scoperta invitasse i musicisti ad aprirsi a essere ricettivi a nuovi colori; come nel Marteau, con le sue sonorità indiane, extra occidentali. Questa sua apertura è la sfida che Boulez ha lanciato e, al di là della complessità, la sua musica è più di tutto bella, si può approcciare con l’edonismo e il piacere di sperimentare la sensualità che sperimentiamo con qualsiasi altro ascolto".