
Mauro Rosati è direttore generale di Qualivita, che da un quarto di secolo valorizza i prodotti a denominazione
Se Forlimpopoli è Città artusiana e amplifica al massimo l’eredità di Pellegrino Artusi, alle origini della cultura gastronomica italiana, perché Siena non deve valorizzare Giovanni Righi Parenti, altro totem del settore, la cui eredità è tanto più rilevante in un terra che sull’enogastronomia fonda uno dei pilastri della propria identità e della propria economia? A rilanciare l’idea è Mauro Rosati, direttore generale di Qualivita, che nei giorni scorsi ha sottoscritto un accordo con Casa Artusi per valorizzare la cultura del cibo e i prodotti Dop e Igp italiani. "Sono convinto che anche Siena dovrebbe fare di più per Giovanni Righi Parenti", dice Rosati.
A cosa pensa in particolare?
"A un’Accademia che sia punto di riferimento per trasmettere quel sapere che fa parte della nostra identità gastronomica. Qui spuntano continuamente ristoranti e anche negli agriturismi le lezioni di cucina sono diventate uno dei punti di forza e di attrattività".
Quale sarebbe l’obiettivo?
"Trasmettere, in particolare ai visitatori, il senso della cultura toscana e in questo caso senese che passa anche attraverso la riproposizione dei nostri piatti, pieni di storia e identità".
E perché proprio Giovanni Righi Parenti?
"La sua importanza ritengo sia persino superiore ad Artusi, che è stato un geniale ordinatore di idee e ricette che venivano dal passato. Righi Parenti ha invece costruito un modello di cucina toscana viva, valorizzando le differenze dei prodotti e le loro qualità organolettiche. Sono ricette più vicine a noi, anche se in molti purtroppo se ne sono dimenticati".
Chi dovrebbe muoversi?
"Qualivita è pronta a fare la propria parte per promuovere un’Accademia. Penso alla Fondazione Mps, che dovrebbe essere interessata a un progetto che punta sulla ricchezza del nostro patrimonio culturale, al Santa Chiara Lab, alle associazioni del settore".
E cosa dovrebbe produrre?
"L’Accademia potrebbe servire a raccordare i soggetti che operano sul territorio e suggerire indicazioni; agli inglesi che vengono in un agriturismo a Siena, insegniamo come si fa il Tiramisù o magari raccontiamo e facciamo gustare il panforte e i ricciarelli? Giusto per fare l’esempio più simbolico".
Con quali risultati auspicabili?
"Preservare la tradizione e proiettarla nel futuro, magari anche attualizzandola. Ma sempre ricordando che quella cultura è alla base dell’interesse per Siena nel mondo".