
Luigi Lovaglio, amministratore delegato di Banca Mps
La partita ormai non solo è chiusa, ma si avvia a una vittoria su tutta la linea per Banca Monte dei Paschi. Ieri le adesioni all’Ops su Mediobanca sono balzate in alto di un altro 5%, arrivando a quota 45,8% e a questo punto non è irrealistico ipotizzare che la maggioranza assoluta possa essere raggiunta già lunedì, quando si chiuderanno i termini dell’offerta, con una riapertura già in programma tra il 16 e il 22 settembre. Anche l’ultimo appello del cda di Mediobanca, dal fortino ormai espugnato di Piazzetta Cuccia, è andato inascoltato e il cda convocato per il 18 settembre difficilmente potrà essere altro da una resa completa per Alberto Nagel.
Con all’orizzonte le dimissioni da presentare formalmente all’assemblea dei soci del 28 ottobre, quando nascerà la nuova Mediobanca sotto l’egida di Banca Mps. Un risultato che l’ad di Banca Mps Luigi Lovaglio aveva previsto fin dall’inizio e che il cda guidato dal presidente Nicola Maione ha sostenuto con l’ultimo slancio da circa 730 milioni di euro in contanti a sostegno dell’operazione.
E si inizia già a fare bilanci e a guardare al futuro. "Io credo nel libero mercato – ha detto a Cernobbio Antonio Tajani, vice premier e leader di Forza Italia –, se nasce un terzo polo perché il libero mercato vuole che nasca il terzo polo, io non sono contrario mai. Sono stato il primo a dire che Montepaschi doveva essere privatizzato, quindi sono favorevole per questo".
Mentre Giovanni Donzelli, responsabile nazionale organizzativo di Fratelli d’Italia, ha sottolineato che "il presidente della Regione Giani ha riconosciuto il grande lavoro portato avanti dal governo Meloni, è stato onesto e trasparente nel riconoscere i meriti, non tutti nella sua maggioranza la pensano come lui: molti avrebbero preferito un Monte dei Paschi ancora in crisi, che continuava a prendere soldi pubblici, licenziare e indebolirsi sul territorio".
Sempre a Cernobbio ha parlato della vicenda il presidente di Intesa San Paolo, Gian Maria Gros-Pietro: "Penso che il risanamento di una banca sia sempre una bella notizia, anche perché quando una banca va male alle altre banche tocca salvarla, ma in questo caso trattandosi della più antica banca del mondo come italiano mi fa molto piacere che si sia rimessa in sesto e che quindi abbia queste opportunità". Per poi aggiungere: "Come sapete noi non possiamo effettuare nessuna attività di acquisizione in Italia perché abbiamo già raggiunto limiti Antitrust".
Tornando al fronte delle adesioni all’Ops, ieri la famiglia Doris ha aderito "con la partecipazione della famiglia detenuta da Finprog visto come si sono evolute le cose e considerando che a questo punto l’operazione si ha specificato la vicepresidente del gruppo, Sara Doris.
Tra le altre adesioni Clemente Rebecchini, il responsabile della divisione Insurance & principal investing di Piazzetta Cuccia che siede nel cda di Generali; Valsabbia Investimenti (1,2 milioni di azioni corrispondenti all’intera quota dello 0,15%); Finfer della famiglia Pittini (1,6 milioni di titoli, quasi la metà della sua partecipazione nel complesso pari allo 0,43% del capitale); Sinpar e Gilpar dei Lucchini che hanno piazzato a prezzi superiori a 19,2 euro l’una rispettivamente quasi 600mila e oltre 170mila azioni.
O.P.