REDAZIONE PRATO

Scocca l’ora della verità. Bugetti davanti al gip per dribblare le accuse

Stamani l’interrogatorio preventivo della sindaca dimissionaria di Prato. Strategia difensiva ’rafforzata’ dopo il passo indietro: domiciliari più lontani. Riflettori puntati sul suo sostenitore, l’imprenditore Matteini Bresci

La sindaca dimissionaria di Prato Ilaria Bugetti, accusata di corruzione dalla Dda di Firenze

La sindaca dimissionaria di Prato Ilaria Bugetti, accusata di corruzione dalla Dda di Firenze

Firenze, 23 giugno 2025 – È scoccata l’ora della verità. Stamani davanti al gip del tribunale di Firenze, Alessandro Moneti, si siederanno per l’interrogatorio preventivo l’ormai ex sindaca di Prato, Ilaria Bugetti, e l’imprenditore tessile Riccardo Matteini Bresci. Un appuntamento atteso da dieci giorni, cioè da quando Bugetti (assistita dall’avvocato Nicola Badiani) e Matteini Bresci (difeso da Pier Matteo Lucibello) hanno ricevuto l’avviso di garanzia. I due sono accusati di corruzione e quello di oggi è senza ombra di dubbio il momento più importante di questa fase dell’inchiesta.

BRESCI
L'imprenditore Riccardo Matteini Bresci

Tra gli scenari possibili, il giudice potrebbe rilevare la sussistenza dei ’gravi indizi’ e ritenere necessaria l’applicazione delle misure cautelari così come richieste dai pubblici ministeri Antonino Nastasi, Lorenzo Gestri e Lorenzo Boscagli. In alternativa, potrebbe scegliere di attenuare le misure richieste disponendone di diverse. Oppure il giudice potrebbe scegliere anche di non applicare misure, ma potrebbe comunque confermare i ’gravi indizi di colpevolezza’.

Le dimissioni da sindaca presentata venerdì scorso rappresentano comunque un punto a favore di Bugetti, visto che per i magistrati titolari dell’inchiesta la misura degli arresti domiciliari richiesta nei confronti della ex prima cittadina pratese avrebbe dovuto essere emessa saltando l’interrogatorio preventivo, per il rischio – sostengono nelle 113 pagine della loro richiesta – che dall’alto del suo ruolo in municipio, una volta apprese le contestazioni a suo carico, avrebbe potuto “inquinare” l’indagine confrontandosi con esponenti, tecnici e non, del Comune da lei diretto.

Dalle fogne all’acqua, al campo da dare in concessione a una serie di “favori” fatti quando Bugetti era consigliera regionale e poi sindaca. Dall’altra parte Matteini, imprenditore conosciuto che promette di portare voti, offre un lavoro part time e finanzia la campagna elettorale. Sono queste a grandi linee le contestazioni che ha formulato la Dda di Firenze. L’inchiesta nasce da una costola di altre indagini sulla presenza in città di organizzazioni di stampo mafioso cinesi.

Da qualche giorno, sono almeno quattro le persone coinvolte nell’indagine. Oltre alla stessa Bugetti, al suo presunto corruttore Riccardo Matteini Bresci, e al vicesindaco Simone Faggi (sotto accusa per false informazioni ai pm), c’è una quarta figura su cui si sono allungate le attenzioni della Dda fiorentina; si tratta di Alessio Bitozzi, funzionario del Consorzio Progetto Acqua di cui faceva parte lo stesso Matteini Bresci e al centro di uno dei filoni principali dell’inchiesta. A Bitozzi, assistito dall’avvocato Luca Bisori, viene attribuito un ruolo di intermediario nel (presunto) rapporto corruttivo tra la politica e il patron del Gruppo Colle, in particolare riguardo alla vicenda che ha portato alla concessione dell’area ex Memorino allo stesso consorzio.

Pie.Meca.