
Arriva la prima campanella Foto d’archivio
A 30 anni con un sogno realizzato: il ruolo da insegnante, conquistato dopo anni di supplenze, concorsi e attese. A dicembre 2024 l’aveva ottenuto, entrando a far parte dell’organico dell’Istituto Pacetti. Dopo sei anni di precariato, finalmente la stabilità, quella serenità che tanti docenti inseguono come un miraggio. Ma pochi mesi più tardi, quello stesso sogno si è trasformato in un incubo burocratico.
La docente – vincitrice del concorso gestito dall’Ufficio scolastico regionale della Campania, che aveva competenza su più regioni – aveva sostenuto l’orale a Maddaloni (Caserta) a settembre 2024. Poi l’assegnazione in Toscana e l’arrivo a Prato, dove l’11 dicembre prende servizio. Inizia l’anno scolastico, si ambienta, si affeziona alle classi. Ma a primavera 2025, la telefonata inattesa: in segreteria l’avvertono che un avvocato ha presentato diffida contro di lei, chiedendo la revoca del suo contratto a tempo indeterminato.
"Mancava poco che svenissi – racconta –. Sono corsa in segreteria, piangendo, e lì ho saputo che avevano in mano tutti i miei documenti e titoli. Senza che io ne fossi stata avvertita, era stato rifatto il calcolo del punteggio".
Un ricalcolo che ha aperto la strada a una procedura di autotutela da parte dell’Ufficio scolastico della Campania: il 9 giugno 2025 arriva la comunicazione di avvio per la revoca del ruolo e la rettifica della graduatoria. Eppure, nel frattempo, la docente continua a fare il suo lavoro, porta avanti l’anno di prova e lo conclude con un progetto discusso il 30 giugno. Due giorni dopo riceve il decreto di nomina in ruolo firmato dal dirigente. Ma il 21 luglio, appena tre settimane dopo, arriva il contrordine: decreto di revoca da parte dell’Ufficio scolastico regionale della Toscana.
La ragione? Un errore materiale nel conteggio dei punteggi, legato al titolo di accesso. Un pasticcio che la stessa insegnante aveva segnalato in precedenza chiedendo chiarimenti e convalide, ricevendo anche risposte scritte dagli uffici. Risultato: da docente di ruolo, si ritrova declassata a precaria in graduatoria gps, mentre chi la sostituisce avrebbe – secondo lei – meno punti e quindi titoli per essere in quella posizione.
"È assurdo – spiega –. Ho superato l’anno di prova, fatto formazione, ricevuto decreto di nomina, e poi mi è stato tolto tutto. Non sono un burattino del ministero. Mi ritrovo con un’estate passata a fare esami a pagamento per rimettermi in carreggiata da supplente".
Il paradosso, aggiunge, è anche nelle modalità: "Io non ero stata avvertita della diffida, come di norma dovrebbe avvenire. Se non me lo avesse detto il preside? Cosa avrei fatto? Non siamo pedine senza sentimenti e diritti".
La battaglia, intanto, è passata nelle aule legali: un ricorso è già stato presentato. Nel frattempo, resta l’amarezza di una carriera iniziata e interrotta nel giro di pochi mesi. Una storia che mette in luce le contraddizioni di un sistema scolastico che da un lato invoca stabilità per i docenti, dall’altro lascia che un errore di calcolo cancelli anni di impegno e di attesa.
Silvia Bini