SILVIA BINI
Cronaca

L’esercito dei 30mila. Lunedì tutti in classe. Nodo docenti precari e tanti lavori in corso

Riparte la scuola dopo lo stop estivo: tre su quattro docenti e personale ata sono supplenti. I sindacati: "Sistema a discapito della continuità". Cantieri aperti all’istituto Buzzi, al Gramsci-Keynes, al liceo Copernico.

Riparte la scuola dopo lo stop estivo: tre su quattro docenti e personale ata sono supplenti. I sindacati: "Sistema a discapito della continuità". Cantieri aperti all’istituto Buzzi, al Gramsci-Keynes, al liceo Copernico.

Riparte la scuola dopo lo stop estivo: tre su quattro docenti e personale ata sono supplenti. I sindacati: "Sistema a discapito della continuità". Cantieri aperti all’istituto Buzzi, al Gramsci-Keynes, al liceo Copernico.

Saranno circa trentamila gli studenti pratesi che lunedì 15 settembre torneranno dietro al banco. La macchina scolastica è pronta a rimettersi in moto, ma lo fa ancora una volta con più di un tallone d’Achille: il nodo degli spazi e quello, ormai strutturale, delle supplenze. A fotografare la situazione è la Flc Cgil, che parla di un vero e proprio "esercito di precari" chiamato a garantire il regolare avvio delle lezioni.

I numeri parlano da soli: a fronte di 358 docenti di ruolo, saranno ben 1.097 gli insegnanti a tempo determinato incaricati di coprire le cattedre. Tre su quattro, in barba a ogni concetto di continuità didattica. La parte più consistente delle nomine riguarda le scuole superiori, con 505 supplenze, seguite da medie e primarie (254 docenti ciascuna), mentre all’infanzia se ne contano 65 più 19 educatori. Al convitto Cicognini è stato assegnato un solo posto a tempo indeterminato.

Ancora più grave la situazione del sostegno: 616 incarichi affidati a personale precario, con il rischio evidente di lasciare famiglie e studenti fragili senza il punto di riferimento educativo che dovrebbe accompagnarli per tutto il ciclo scolastico. Eppure, Prato ha comunque assorbito l’11% dei posti a ruolo messi a disposizione in Toscana (3.097 in totale).

L’avvio delle lezioni non è in discussione: tutte le cattedre sono state coperte. Ma resta il nodo della qualità. Un sistema che si regge su una precarietà così diffusa non può garantire stabilità né a chi insegna né a chi impara. Ogni settembre si ricomincia da capo, con insegnanti nuovi, studenti che devono abituarsi a volti diversi, e progetti educativi che rischiano di interrompersi prima ancora di decollare.

E mentre gli insegnanti attendono, tocca al personale Ata affrontare un’altra partita complicata. Anche a Prato, tra rinvii e convocazioni per la terza fascia, si stanno chiudendo le nomine per le supplenze, ma la vera spina nel fianco resta il nuovo contratto nazionale. Per il secondo anno consecutivo, agli Ata di ruolo è vietato accettare incarichi part-time o spezzoni orari: possono concorrere soltanto per posti interi e di durata non inferiore al 30 giugno. "Una norma - commenta Luigi Rocca, segretario Uil Scuola - che finisce per penalizzare chi aspira a un avanzamento o a un cambio di profilo, creando una disparità rispetto agli aspiranti di terza fascia, liberi invece di accettare supplenze anche ridotte". Una rigidità che viene bollata come "vessatoria e ingiustificata" e che alimenta il malcontento di chi tiene insieme la parte più invisibile, ma essenziale, della vita scolastica.

Poi ci sono gli edifici. Anche quest’anno la Provincia ha dovuto fare i conti con le magagne strutturali. Il Buzzi, da solo, assorbirà oltre tre milioni di euro per risolvere il problema delle infiltrazioni e altri 210mila per il ripristino della scalinata e della copertura corrose. Al Gramsci-Keynes lavori per 490mila euro destinati a lucernari e palestra, mentre proseguono quelli per la nuova ala del Copernico finanziata dal Pnrr, con scadenza giugno 2026.

Intanto, per rispondere alle esigenze delle iscrizioni, la Provincia anche per quest’anno ha assegnato gli spazi provvisori. Il Dagomari continuerà a utilizzare la Scuola di Legno e i locali del centro Ventrone, il Livi manterrà le sedi di Palazzo Vestri nell’ex Stella d’Italia, mentre al Rodarino andranno 9 aule al Gramsci-Keynes e 2 al Marconi, liberate grazie al trasferimento delle classi del Brunelleschi nella primaria Anna Frank di Oste, in accordo con il Comune di Montemurlo. Una nuova aula è stata infine ricavata al liceo Rodari, a San Paolo. Il puzzle, insomma, è stato ricomposto in tempo per il suono della prima campanella. Ma dietro l’apparente normalità resta intatto il paradosso di una scuola che ogni settembre riparte come se fosse la prima volta: con cantieri da inseguire, precari da arruolare e famiglie a cui chiedere pazienza.

E così la scuola pratese, che accoglierà 30mila studenti, appare come un grande cantiere aperto, fatto non solo di ponteggi e lavori edilizi, ma anche di fragili equilibri. Per molti ragazzi, il 15 settembre sarà un giorno di emozione e di attesa; per tanti docenti, invece, sarà l’ennesima prova di resistenza agli incarichi provvisori. "Genitori e insegnanti sanno bene che la qualità della formazione non dipende solo dai programmi o dai registri elettronici, ma dalla possibilità di costruire rapporti stabili, duraturi, di fiducia reciproca - dice il simndacato della scuola -. Una possibilità che la precarietà, cronica e diffusa, continua a indebolire anno dopo anno".

Silvia Bini