
Il segretario Biagioni impone un’autodichiarazione per chi scende in politica
Un documento da firmare, nero su bianco, per chiunque voglia candidarsi con il Partito Democratico. È la mossa con cui i dem provano a blindare la stagione elettorale che si apre sotto il segno delle inchieste giudiziarie e delle polemiche. Non un semplice impegno di facciata, ma una vera dichiarazione preventiva, pensata per evitare nuovi terremoti dopo mesi che hanno segnato profondamente la politica pratese.
La vicenda della sindaca Ilaria Bugetti, rimasta travolta dalle indagini, e quella più recente che ha scosso Fratelli d’Italia con il caso di Tommaso Cocci, ex capogruppo in consiglio comunale, hanno lasciato strascichi pesanti. Cocci, finito sotto i riflettori della procura di Prato come vittima di lettere minatorie e di ricatti a sfondo sessuale, è stato al centro di una bufera che non si è fermata lì: a tenere banco è stata anche la sua appartenenza, fino a poco tempo fa, alla massoneria. Non una loggia qualsiasi, ma la stessa in cui aveva avuto un ruolo di rilievo Riccardo Matteini Bresci, già gran maestro.
In questo clima, il Pd ha scelto di sgombrare eventuali ombre in favore della trasparenza obbligatoria. Una decisione che, nelle intenzioni dei vertici locali, dovrebbe segnare una cesura rispetto al passato. Non bastano più le dichiarazioni d’intenti: chi vuole indossare il simbolo dem dovrà sottoscrivere un atto di chiarezza sulle proprie appartenenze. Non è la prima volta che la politica pratese si confronta con il tema. In casa Forza Italia pochi giorni fa il precedente, con l’ex assessore alla sicurezza Aldo Milone che ha proposto trasparenza e autodichiarazioni proprio sull’eventuale appartenenza a logge massoniche. Una proposta rimandata al mittente dai vertici azzurri, al punto da convincere Milone a lasciare il partito di Tajani. Ora è il Pd a tentare la svolta.
Il segretario Marco Biagioni non ha mai nascosto la propria posizione. "Chi ricopre un ruolo pubblico giura fedeltà alla Repubblica, giura sulla Costituzione. Non sono ammissibili appartenenze a società segrete. E non mi interessa se in queste logge si parla di filosofia o di storia. Si aprano un’associazione culturale come fanno tutte le persone normali. La questione è tutta politica", ha ribadito più volte.
Parole che oggi diventano regola scritta. La scelta di chiedere ai candidati un’autodichiarazione obbligatoria non è solo un passaggio burocratico, ma un segnale politico forte, pensato per rassicurare l’elettorato e marcare una differenza rispetto al passato. La ferita dell’inchiesta che ha coinvolto Bugetti brucia ancora. E l’impressione è che la leadership locale abbia sentito l’urgenza di affiancare alle parole i fatti. Se basterà a riportare fiducia resta da vedere.