
L'avvocato Marina Grasso
Prato, 10 maggio 2025 – È stato un film degli anni Settanta ad ispirare un matrimonio da primato celebrato a Prato: il primo per procura in base all’articolo 111 del codice civile. A raccontarlo è l’avvocata Marina Grasso, che ha seguito il caso di un rifugiato politico in Italia.
«Pochi giorni prima avevo visto il film di Luigi Zampa ‘Bello, onesto, emigrato Australia, sposerebbe compaesana illibata’, con protagonisti Alberto Sordi e Claudia Cardinale e da lì mi è scattata l’idea per verificare se il matrimonio per procura fosse ancora in vigore e fosse applicabile al mio cliente», spiega l’avvocata.
A sposarsi “a distanza” è stato un trentenne nigeriano al quale era stato rilasciato nel 2019, appena sbarcato in Italia, lo status di rifugiato politico direttamente dalla commissione territoriale che ha esaminato la sua posizione. Un caso evidente di perseguitato nel suo Paese che gli ha permesso di avere il titolo di viaggio, cioè un passaporto internazionale con cui ha potuto integrarsi in Italia con maggiore facilità rispetto ai profughi suoi connazionali. Il trentenne, oggi operaio tessile, si è integrato nella realtà pratese e nel 2023 si è rivolto all’avvocata Grasso per avere un consiglio su come far arrivare in Italia legalmente la sua fidanzata, lasciata in Nigeria, e che era nell’impossibilità di ottenere un permesso di soggiorno o un visto anche solo per turismo per poterlo raggiungere.
«Il film di Zampa mi ha acceso una lampadina e così ho cercato di capire se l’istituto del matrimonio per procura utilizzato da molti italiani emigrati nel Secondo dopoguerra, fosse applicabile anche per questo caso del mio cliente che nel frattempo ha ottenuto un permesso di lungo periodo valido per dieci anni», dice Marina Grasso. «Così ho scoperto che era possibile, anche se le prove burocratiche da superare erano enormi».
Inizia così il primo iter con la fidanzata che davanti all’Alta Corte di Lagos ha chiesto la procura a sposarsi col suo fidanzato in Italia. La procura è stata tradotta in Italiano e consegnata all’Ambasciata d’Italia in Nigeria. «Da quel momento sono cominciati a decorrere i sei mesi entro i quali la procedura deve concludersi ed è iniziata per noi la corsa contro il tempo. Dopo circa un mese - racconta ancora Grasso - la procura tradotta è arrivata in Italia e ho presentato il ricorso in Tribunale affinché la esaminasse e autorizzasse il matrimonio per procura».
Secondo quanto afferma Grasso, «anche il giudice si è meravigliato di questo atto, perché non è mai stato fatto prima». Dopo aver esaminato tutto in maniera scrupolosa, ha autorizzato. «Ho poi dovuto affrontare le perplessità del personale dello Stato civile, anche loro messi di fronte ad un istituto mai praticato in passato. E per farli decidere nel dare esecuzione al provvedimento autorizzato dal Tribunale – fa presente l’avvocata – è stato necessario anche un parere favorevole della Prefettura».
Sono state fatte così le pubblicazioni e una connazionale dello sposo si è prestata a rappresentare la sposa che era in Nigeria nella cerimonia del matrimonio davanti all’ufficiale di stato civile.
«Il matrimonio per procura si è celebrato giusto un giorno prima della scadenza dei termini – conclude Grasso – e di questo devo ringraziare il personale dello stato civile del comune di Prato che, dopo un momento di perplessità iniziale, si è poi adoperato al massimo per far realizzare il sogno di amore e di vita del mio cliente e della sua fidanzata e ora moglie». E così vissero felici e contenti.